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Il vincitore: «Non dobbiamo sottovalutare i ragazzi rivoltosi delle banlieues»

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I giovani lettori francesi amano i giovani scrittori italiani e Niccolò Ammaniti, romano, «classe 1966», è il più amato tra i quattro vincitori del Prix Grinzane France, inaugurato a Parigi per festeggiare i 25 anni del Premio Grinzane Cavour presieduto da Giuliano Soria. Il suo Michele Amitrano, protagonista di «Io non ho paura», ha entusiasmato i mini-giurati scelti fra gli studenti di cinque licei parigini nei quali si studia la nostra lingua. «All'inizio non pensi nemmeno all'idea di essere letto all'estero - spiega Niccolò, che ha cominciato trasformando in romanzo l'abbozzo di una tesi di laurea in Biologia mai discussa -. Già se il tuo libro lo leggono gli amici sei contento. Ma essere tradotto in quarantadue Paesi, com'è successo a me, è davvero il massimo e mi riempie di gioia. Questi sono i premi più belli perché a decidere sono i lettori. Nell'incontro con i liceali abbiamo parlato di molte cose. Mi hanno chiesto della traduzione e hanno voluto sapere se mi ero ispirato a fatti reali. Però, ad essere sinceri, non mi hanno spiegato per quali motivi il mio romanzo era piaciuto così tanto». Niccolò è un ragazzo minuto, i capelli cortissimi e un'ombra di timidezza nello sguardo. Scrive in uno stile semplice, diretto, lineare. Racconta storie tratte da fatti di cronaca, come quella del piccolo siciliano Michele che, per caso, scopre di appartenere a una famiglia di «orchi» e diventa amico e complice di un suo coetaneo settentrionale tenuto prigioniero dal padre e dai suoi amici in una lurida fossa scavata dentro una casa abbandonata. Michele all'inizio non capisce, si rifiuta di credere a quello che vede ma, alla fine, è costretto ad accettare la realtà. E a fare i conti con la propria coscienza, pagando di persona la sua scelta di aiutare l'«ostaggio». Michele, che nel libro e nell'omonimo film di Gabriele Salvatores, ha nove anni, non è l'unico personaggio-bambino dei libri di Ammaniti. «I bambini oggi sono gli unici eroi credibili - spiega durante una pausa del convengo sul mecenatismo delle coorti europee aperto dallo storico Gianni Oliva che si è svolto nell'istituto italiano di cultura della capitale francese nell'ambito dell'iniziativa patrocinata dal nostro ministero degli Affari Esteri e dalla Regione Piemonte -. Non hanno consapevolezza del bene e del male e se fanno del male lo fanno travolti da passioni primitive. Sono il germe di qualsiasi storia eroica, il loro facile e frequente stupore è un aspetto molto importante in un racconto». Ammaniti sta preparando un nuovo libro ma non vuole rivelarne il titolo: «Ci sto lavorando da un sacco di tempo ed è quasi finito - confessa -. È la storia del ritrovamento di un cadavere in un tranquillo paesotto italiano. La macabra scoperta spezza l'immobilità apparente del villaggio sul quale si accendono i riflettori dei media e tutta la vita del posto comincia a ruotare intorno al "fattaccio". Io adoro la cronaca. Un piccolo fatto, raccontato in poche righe sul giornale, può diventare un romanzo se riesci a metterti nei panni degli altri, dei protagonisti. Se dovessi raccontare me stesso farei dei libri noiosissimi - continua l'autore -. Lo scrittore, secondo me, fugge dalla sua vita per immergersi in quelle di persone che non conosce, per assaporare emozioni e passioni che non prova». E l'empatico Ammaniti non può, in questi giorni di rivolta giovanile nelle periferie parigine, non immedesimarsi nei «casseur» che stanno mettendo a ferro e fuoco i sobborghi della metropoli e a dura prova l'integrazione interrazziale e interetnica di cui i parigini vanno fieri. «Questi ragazzi non hanno slogan o rivendicazioni, non hanno obiettivi da raggiungere e sono autodistruttivi - osserva -. Esprimono tuttavia un malessere profondo non razionalizzato e non razionalizzabile che sarebbe un errore sottovalutare o trascurare. A noi italiani questi episodi devono servire da monito, altrimenti rischiamo di trovarci nelle stesse condizioni dei francesi. La classe politica dovrebbe avere attenzione per il fenomeno

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