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Garlasco, perché i Ris sono tornati a casa dei Poggi: sei ore di rilievi

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Dopo 18 anni i militari del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Racis) tornano nella villetta di Garlasco in cui il 13 agosto 2007 è stata uccisa Chiara Poggi per "accertare le tracce" e gli "altri effetti materiali del reato". Gli investigatori del Ris di Cagliari sono entrati lunedì mattina nella casa di via Pascoli 8 con laser scanner e droni e con il "supporto" dei colleghi del Nucleo investigativo di Milano. Sei ore di rilievi per ricostruire in 3D gli ambienti della casa ed effettuare una comparazione con le immagini del 2007 in modo da stabilire l'esatta dinamica dell'omicidio e la disposizione delle tracce di sangue della vittima all'interno dell'abitazione.

 

In casa, oltre ai genitori di Chiara che lì vivono, Giuseppe Poggi e Rita Preda, presente anche Angela Taccia, avvocata assieme a Massimo Lovati di Andrea Sempio, il 37enne di nuovo indagato, e il consulente della famiglia Poggi, Davide Radaelli. Nella nuova inchiesta la Procura di Pavia ha disposto un decreto di ispezione luoghi nell'abitazione. Effettuare "misurazioni presso l'immobile con l'utilizzo di apposita strumentazione tecnica" e "rilievi fotografici" si legge nell'atto. Il provvedimento dei pm Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza è stato notificato domenica, con 24 ore di anticipo, ai legali di Sempio.

 

"Hanno fatto le verifiche in tutta l'area del pianoterra, entrata, base scala, sopra la scala, sulla scala, giù e il bagno - spiega l'avvocata Taccia -. L'ispezione di oggi era finalizzata per cercare le tracce rinvenute nel 2007 su muri, piastrelle del pavimento". "Hanno parlato di una triangolazione delle tracce, impronte, sangue, relative all'omicidio, quanto spazio ci fosse al millimetro tra una traccia e l'altra, hanno guardato tutto, non solo sulla traccia 33", afferma con riferimento all'impronta papillare senza sangue del 37enne trovata sulla seconda parete destra delle scale dove fu trovato il cadavere. A chi le ha chiesto se venisse ipotizzato un altro modo di uccidere l'avvocata ha detto "no, non si può dire. Bisogna aspettare gli accertamenti. Avevano già analizzato le tracce rinvenute, ma volevano posizionare al millimetro ogni traccia. Con il laser scanner faranno una mappa in 3D della casa". Dell'ispezione la famiglia Poggi era stata informata "per le vie brevi" qualche giorno fa, fanno sapere i legali Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna che non nascondono un certo fastidio per le modalità di esecuzione.

"La Procura di Pavia si era formalmente impegnata a garantire la riservatezza della verifica investigativa", affermano. "Anche questa mattina, come sempre in passato, i genitori di Chiara hanno aperto le porte della loro casa agli inquirenti, come era stato richiesto per le vie brevi - aggiungono Tizzoni e Compagna - Ancora una volta sono rimasti amaramente sorpresi nel riscontrare che il relativo decreto di ispezione era stato reso immediatamente disponibile alla stampa e non a loro, quali persone offese dal reato". "Al momento non sappiamo quale sia lo scopo di queste ulteriori verifiche - concludono - ma sembrerebbero sovrapporsi agli accertamenti già compiuti in sede peritale nel contraddittorio tra le parti nel procedimento a carico di Alberto Stasi".

 

La nuova ricostruzione in 3D dell'abitazione, così come una nuova ipotetica analisi BPA (Bloodstain Pattern Analys), la disciplina che studia le macchie di sangue per ricostruire modi e dinamica di un omicidio, dovranno incastrarsi, sovrapporsi o andare a modificare quelle già presenti nelle sentenze sul delitto di Garlasco. In particolare la perizia affidata nel 2014 ai consulenti della Corte d'appello di Milano Gabriele Bitelli, Roberto Testi e Luca Vittuari: 158 pagine di analisi su impronte delle scarpe e macchie di sangue sulla scena del delitto. Diventate cruciali nella condanna a 16 anni di carcere per Alberto Stasi per aver stabilito che le "possibilità di non calpestamento" del sangue entrando o uscendo "dal disimpegno" delle scale in cui è stato trovato il cadavere di Chiara Poggi sono dello "0,00038%" per chi si fosse fermato al primo scalino e dello "0,00002%" per chi si fosse bloccato al secondo, come ha raccontato l'ex fidanzato della vittima. Secondo i processi Chiara Poggi è stata uccisa in "due fasi". Prima colpita all'ingresso da una persona con cui aveva confidenza tanto da aprire la porta in pigiama, in "soggiorno" e "ai piedi della scala di accesso al piano superiore, accanto alla ringhiera" dove si trova la "prima vistosa pozza di sangue"; poi è stata trascinata e infine colpita di nuovo all'altezza della porta del corridoio lasciando schizzi di sangue sulla stessa, sul telefono, stipite, parete e pavimento. Dal gradino numero zero della scala che conduce al piano interrato il corpo è stato "gettato" verso il basso da qualcuno che conosceva l'esistenza della scala verso lo scantinato. Ha sbattuto sul quarto gradino ed è slittato lentamente lasciando "macchie" da "scivolamento" su quelli successivi (7-8). Il cadavere della 26enne è stato trovato con la testa adagiata sul nono scalino.

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