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Attentati in Italia, per l'Intelligence è "allerta massima". II vero pericolo

Francesca Musacchio
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In Italia l’allerta terrorismo è massima. Dal 7 ottobre, quando Hamas ha attaccato Israele, il livello di allerta è arrivato ai livelli più alti. I timori maggiori sono quelli relativi ad azioni da parte di lupi solitari. Non quindi un attacco come quello avvenuto in Francia nel 2015, per il quale sarebbe necessaria una organizzazione complessa, ma azioni compiute da singoli che potrebbero comunque avere delle conseguenze. L’Antiterrorismo, dunque, è impegnato nel monitoraggio di quei profili che potrebbero destare preoccupazioni. Dal web alla radicalizzazione in carcere, passando per l’osservazione di soggetti segnalati (come i foreign fighters), l’attività di prevenzione punta ad intercettare eventuali profili a rischio che possano compire attentati come accaduto a Bruxelles, dove il 16 ottobre scorso un tunisino ha aperto il fuoco su due svedesi.

 

Tuttavia, spiegano fonti qualificate a Il Tempo, «esiste un altro livello di rischio». Il pericolo, infatti, potrebbe annidarsi anche in soggetti che «fino ad ora non hanno avuto una storia di radicalizzazione o avvicinamento all’estremismo islamico». Persone, dunque, che non hanno ancora «lasciato traccia» dell’adesione al pensiero fondamentalista ma sulle quali, ad esempio, potrebbe agire la fascinazione della propaganda di Hamas. La chiamata a scendere in piazza da parte del gruppo terroristico, in segno di solidarietà del popolo palestinese, già dal primo venerdì di preghiera dopo il 7 ottobre, ha dato vita a numerose manifestazioni in paesi arabi e non solo. Le piazze si sono infiammate soprattutto dopo la bomba su un ospedale a Gaza, provocato da un lancio errato di Hamas, che ha portato alla moltiplicazione delle proteste a seguito delle false accuse rivolte dal gruppo terroristico a Israele.

 

A buttare ulteriore benzina sul fuoco, poi, sono arrivatele parole di Hamas Basem Naim, leader di Hamas, che intervistato da Agorà su Rai Tre ha accusato l’Italia di essere «partner nell'aggressione contro il nostro popolo, dal momento che purtroppo ha scelto la destra, la parte destra della storia. É un errore gravissimo che trasforma l'Italia in una delle parti nell'aggressione contro il nostro popolo. Israele non agisce da solo ma per conto di Germania, Gran Bretagna, Usa, Francia, purtroppo anche dell'Italia che ha inviato alcune truppe nel Mediterraneo. Possiamo soltanto dire che la comunità internazionale ha la stessa responsabilità di Israele in tutte le stragi commesse contro il nostro popolo». Parole pesanti che, secondo fonti dell’Antiterrorismo, rischiano di accendere qualche animo che, a differenza di altri, potrebbe riconoscere un’autorità morale al leader del gruppo terroristico.

 

L’attenzione dunque è massima. E nella strategia di sicurezza messa in campo dal governo rientra anche la sospensione del trattato di Schengen al confine con la Slovenia. La frontiera potrebbe restare ancora chiusa, forse per tutto l’inverno proprio a causa del rischio terrorismo. Così come le vigilanze ai luoghi sensibili, soprattutto legati alla comunità ebraica in Italia. Un’altra allerta sulla quale si concentra l’Antiterrorismo, infatti, è proprio il fenomeno dell’antisemitismo in aumento dopo l’attacco di Hamas non solo in Italia. L’Osservatorio del Centro di documentazione ebraica contemporanea, nel 2022, a seguito di 327 segnalazioni, ha individuato 241 episodi di antisemitismo. Un dato inquietante che, dopo l’attuale crisi in Medio Oriente, potrebbe aumentare. Per questo motivo, tutti i luoghi sensibili legati alla comunità ebraica sono sotto massima sorveglianza già dai primi giorni del conflitto. Ieri, inoltre, al Viminale il ministro dell’Interno ha presieduto il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Oltre all’impiego di altri 400 militari nell’operazione «Strade sicure» già previsto per la vigilanza nelle stazioni ferroviarie, l’incontro è stata l’occasione per fare il punto, anche con i vertici dell’intelligence, sul rischio terrorismo. 

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