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Firenze, l'ex preside del Michelangiolo: "Io di destra, insultato e mai difeso"

Christian Campigli
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Un commento lungo, intenso ed intriso di delusione e rabbia. Una voce dissonante, che ribalta la narrazione portata avanti dai tromboni progressisti. Una città nella quale, da troppi anni, la libertà di pensiero pare essere diventata un optional. Massimo Primerano, per anni preside del liceo classico Michelangiolo, quello di fronte al quale c'è stata la rissa sabato scorso tra attivisti di Azione Studentesca e militanti dei Collettivi di sinistra, ha commentato un post del sindaco di Firenze, Dario Nardella, nel quale il primo cittadino esaltava la lettera della dirigente scolastica del liceo Leonardo da Vinci (quella, per intendersi, nella quale veniva fatto un pericoloso parallelo tra il fascismo e chi cerca di difendere i confini nazionali).

 

«Negli anni in cui ero preside, dal 2005 al 2012, lei era vicesindaco. In quel periodo, le violenze erano tutte di matrice anarchica ed i cosiddetti collettivi di sinistra non disdegnavano affatto di usare mezzi verbalmente e fisicamente violenti in nome di un antifascismo usato come slogan ed un modo di agire che niente aveva da invidiare ai metodi fascisti. Al sottoscritto fu danneggiato lo scooter, giunsero minacce pesanti alcune delle quali sono sempre visibili nella bacheca all’ingresso del Liceo. "Primerano fascista" era lo slogan che raggiungeva lo share più alto nei cortei e sui muri. È tutto questo solo perché esigevo il rispetto delle regole seguendo quello che ci insegna la Costituzione più bella del mondo. Pensi un po’, allora fui pure candidato in una lista di sostegno al Pd. Ma guarda caso né lei né alcuno dei suoi colleghi mi sostenne. Anzi accadde di peggio: ricevevo telefonate di sostegno forte da esponenti politici che il giorno seguente non disdegnavano di fare sia in consiglio comunale che sui giornali dichiarazioni apertamente critiche sul mio operato. Non feci lettere agli studenti e neppure le inviai ai giornali per il rispetto al ruolo istituzionale che avevo cucito addosso. Mi aspetterei da politici seri una condanna contro qualunque forma di violenza indipendentemente da chi la pratica e non in base a chi la pratica, senza fare il tifoso. Chiedo troppo?». Una domanda rimasta, almeno al momento, senza risposta.

 

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