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Quanto può durare lo sciame sismico, l'esperto avverte sulle scosse in Romagna

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Continua a tremare la terra in Romagna e sale la preoccupazione tra gli abitanti. Dopo le scosse del 22 gennaio (magnitudo 3,5) e quelle nella mattinata del 26 gennaio (tre più significative: 3,2, 3,5 e 4,1 le magnitudo) ancora una scossa di 4,1 seguita da altre due percepite dalla popolazione. L'epicentro si registra sempre tra Gambettola e Cesena. Ma quanto può durare lo sciame sismico? A spiegarlo sulle colonne del Corriere della Sera è stato Claudio Chiarabba, il direttore del dipartimento terremoti dell’Ingv (l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) che in tempo reale fornisce gli aggiornamenti più attendibili sulla magnitudo dei terremoti che si verificano in Italia. È vivo ancora il ricordo della scossa di magnitudo 5.7 che colpì due mesi fa le Marche al largo di Pesaro e che fu chiaramente avvertita in gran parte del Centro e del Nord Italia. 

"Lo sciame sismico potrebbe durare giorni o settimane" spiega l'esperto. "In ogni probabilità che si verifichino scosse forti è sempre minore rispetto a quella di assistere a scosse moderate, ma fare previsioni è impossibile". E poi precisa: "Il terremoto delle Marche di novembre fu di tipo "mainshock – aftershock”. Ovvero una scossa molto forte seguita da repliche blande. Qui abbiamo uno sciame in cui non si capisce quale sia stata la scossa “maggiore” o se questa ancora deve arrivare. Fatto insolito con i terremoti di tipo compressivo ma tant’è. Prevedere è impossibile".

Non si può escludere quindi che arrivini eventi ancora più forti. "La questione - si legge sul Corsera - è che in queste ore è in atto un rilascio di energia: dipenderà tutto dall’intensità con cui quella che si è accumulata continuerà ad essere liberata". Alla domanda se lo sciame sismico come molti ipotizzano sia provocato dalle trivelle l'Ingv chiarisce: "Il dato di fatto è che la Romagna è una zona storicamente sismica. E per storicamente intendo dire che lo è da un punto di vista "naturale". Già questo basterebbe per escludere legami con le perforazioni. Nell'Adriatico le perforazioni sono superficiali e limitate mentre questi terremoti sono profondi".

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