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La Consulta gela i no-vax. Respinti i ricorsi contro l'obbligo vaccinale

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Tommaso Carta
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L'obbligo vaccinale imposto al personale sanitario nella fase più acuta della pandemia non è stato incostituzionale. Lo ha stabilito la Consulta pubblicando una sentenza attesissima per i risvolti che avrebbe potuto avere effetti deflagranti attraverso i ricorsi di chi a causa di quell'obbligo fu escluso dal lavoro, dal pagamento dello stipendio e successivamente anche multato.

In attesa delle motivazioni della sentenza, fa fede lo scarno comunicato diffuso in serata dalla Corte costituzionale. «La Corte ha ritenuto inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all'obbligo vaccinale, di svolgere l'attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali» si legge.

 

«Sono state ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate - è scritto ancora - le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull'obbligo vaccinale del personale sanitario. Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell'obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico».

 

Erano 11 le ordinanze al vaglio dei 15 giudici costituzionali con cui 5 uffici giudiziari avevano sollevato dubbi sulla costituzionalità di obbligo e sanzioni in particolare del Decreto Legge 44/2021 e 24/2022, che istituivano l'obbligo fatto cessare dal nuovo governo il 1° novembre scorso. Tra le motivazioni dei ricorsi la presunta violazione di diversi principi costituzionali come la garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, il diritto al lavoro e alla retribuzione, la tutela della salute, il principio dell'uguaglianze e la violazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

Motivazioni evidentemente ritenute non fondate dalla Consulta. La cui sentenza è stata accolta con soddisfazione di chi, all'epoca delle decisioni, aveva fortemente sostenuto le scelte del governo Draghi. «La tutela della salute e la fiducia nella scienza hanno sempre guidato l'azione dell'esecutivo Draghi. Il governo non faccia passi indietro e respinga revisionismo no-vax» ha scritto su Twitter Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione. «La destra se ne farà una ragione: la tutela della salute pubblica viene prima di tutto» ha polemizzato invece la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi.

 

«La sensazione che avevamo nel periodo peggiore del Covid quando la gente moriva, che il vaccino potesse essere in realtà la soluzione ottimale per poter uscire da quella condizione drammatica è stata confermata dalla Consulta» ha commentato all'Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale dell'Ordine dei medici e odontoiatri. «Questo significa - ha continuato - che anche per la Corte Costituzionale i vaccini sono uno strumento fondamentale per garantire la salute dei cittadini». Sull'altro fronte è arrivato il commento di Nico Liberati, del coordinamento #nogreenpass Abruzzo e Molise: «Ci aspettavamo un risultato diverso, ma non cambia niente e il nostro corpo è sempre stato e resta inviolabile». 

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