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Ucraina, Federico Rampini all'assalto: contro la Nato il solito "grande partito putiniano d'Italia"

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Il "finto pacifismo italiano" in realtà è il "grande partito putiniano d'Italia" che è "immenso e preoccupante". Federico Rampini torna ad attaccare chi nel nostro Paese critica la strategia della Nato e minimizza, a suo dire, il ruolo della Russia nell'invasione dell'Ucraina. "Si fa molta confusione su quelli che non vogliono vedere il pericolo di Putin e un'aggressione in atto e vedono soltanto la Nato come un pericolo", afferma l'editorialista del Corriere della sera giovedì 30 giugno a Omnibus, il programma di La7. 

 

I risultati del summit Nato di Madrid per il giornalista "sono storici" ed è sbagliato parlare di militarizzazione dell'Italia: "Arrivano 70 militari americani in più, francamente parlare di riarmo fa ridere ma anche quei 300.000 che sono l'aumento complessivo" delle forze Nato "sono soldati che rimangono nelle proprie basi nazionali, non si spostano neanche di un centimetro, ma entrano in una situazione di allerta in cui sono più velocemente mobilitatili in caso di aggressione". 

 

Il fatto è che ora la Nato ha raggiunto un rafforzamento geopolitico con l'ingresso di Svezia e Finlandia. Il presidente russo Vladimir Putin "se l'è cercato", afferma Rampini che poi attacca chi afferma che la Nato si è svenduta al leader turco Erdogan. "Sono quelli che non vogliono dire apertamente che Putin in fondo ha ragione", afferma il giornalista. Il fatto è che la "geopolitica è realismo e si sceglie un male minore per affrontare un male maggiore. Per sconfiggere Hitler, Franklin Roosevelt non esitò ad allearsi con Stalin", argomenta l'editorialista  che sottolinea come la sponda di Ankara sia fondamentale per sbloccare nodi fondamentali per l'Europa e per l'Italia come quello del grano. 

 

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