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Emergenza siccità, ecco gli alimenti che consumano più acqua: dalla carne alle uova, così ci beviamo l'ambiente

Alice Antico
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Il grande caldo ha messo in crisi l’Italia, dove l’allarme siccità rischia di far scattare la “zona rossa” da nord a sud. Le temperature - a causa dei cambiamenti climatici - continuano a salire in modo anomalo e le piogge sono sempre meno frequenti. Sia nel corso dell’autunno che nella prima parte del 2022 il deficit di precipitazioni, in particolare nel Nordovest Italia e nel medio Tirreno, ha superato il 50%. La situazione è peggiore persino rispetto alle crisi del 2003 e del 2017. Il Capo della protezione Civile Fabrizio Curcio è in stretto collegamento con i presidenti delle Regioni per monitorare la situazione e prendere le misure necessarie. L’acqua che beviamo (2 litri in media al giorno), è solo una piccola parte di quella che - più o meno consapevolmente - consumiamo ogni giorno. Al consumo diretto (per lavarsi, cucinare e così via), che varia dai 20 ai 50 litri, va aggiunto infatti quello indiretto, che passa attraverso l’acqua “nascosta” necessaria per produrre i beni e i servizi che utilizziamo e il cibo che portiamo sulle nostre tavole ogni giorno, il quale a sua volta necessita, per essere prodotto, di variabili quantità di acqua. La somma di tutti questi consumi rappresenta, per ogni individuo, la sua impronta idrica quotidiana. Quella italiana, complessivamente, è di circa 6.300 litri consumati per persona al giorno, un dato che risulta essere di 1,65 volte più alto rispetto alla media globale.

 

 

Pur dipendendo da diverse variabili, il 90% dell’impronta idrica di ciascuno di noi è però determinata dal cibo: infatti, l’acqua che “mangiamo” è nettamente superiore a quella che beviamo e, non rendendocene conto, ogni giorno portiamo a tavola cibi che, per essere prodotti, necessitano di grandi quantità di acqua. Tra tutti, la carne è l’alimento maggiormente “idrovoro”. La sua impronta idrica è legata principalmente all’acqua necessaria per l’alimentazione del bestiame, ma è anche influenzata da diversi fattori. Mediamente per produrre un chilo di carne di origine bovina servono 15.139 litri di acqua. Più di quanto ne servano per produrre la stessa quantità di carne di agnello (10.412 litri), maiale (6.299 litri) e pollame (3.960 litri).

 

 

In ordine decrescente per impronta idrica, alla carne seguono gli altri prodotti di origine animale come il formaggio, le uova e il pesce. Subito dopo abbiamo i cereali ed i loro derivati, come pane e pasta, la cui impronta idrica varia in base alla provenienza e alle modalità di coltivazione adottate, per finire con frutta e verdura, le quali richiedono uno sforzo idrico nettamente inferiore a quello degli alimenti di origine animale. È chiaro che questa situazione evidenzia un’emergenza che non può essere trascurata. È fondamentale seguire un’alimentazione sana, bilanciando gli alimenti durante i pasti e limitando la frequenza degli ingredienti meno vantaggiosi per ambiente e salute a favore di quelli più sostenibili.

 

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