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L'accordo Ue sul petrolio russo non tocca quello che va in Germania. E Orban esulta: anche noi esenti

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La decisione è pesante ma gli effetti saranno graduali e non toccano tutti allo stesso modo. I 27 paesi membri dell’Unione Europea hanno trovato l'accordo nella serata di lunedì 30 maggio su un «embargo graduale» del petrolio russo. Inizialmente si tratterà del petrolio trasportato via mare, ovvero i due terzi degli acquisti europei di oro nero russo. È stata prevista un’esenzione temporanea per il petrolio trasportato tramite oleodotto al fine di revocare il veto di Budapest. In totale, entro la fine dell’anno il 90% delle esportazioni petrolifere russe nell’Ue sarà interrotto. Il sesto pacchetto di sanzioni europee prevede anche l’esclusione dal sistema finanziario internazionale Swift di tre banche russe, tra cui Sberbank, principale istituzione del Paese, e prevede l’estensione della lista nera dell’Ue a una sessantina di personalità, tra cui il capo della Chiesa Ortodossa, Patriarca Kirill. 

 

Il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca contiene però importanti deroghe: il divieto d’importazione riguarderà solo il greggio che arriva via mare. Resta fuori dal bando l’oleodotto Druzhba, che rifornisce l’Ungheria ma anche Germania e Polonia. Così come ha ottenuto una deroga di 18 mesi la Repubblica Ceca. Per tutti gli altri il divieto sarà in vigore entro fine 2022, fra sei mesi.

 

«Il blocco permetterà di tagliare di due terzi del petrolio importato dalla Russia», esulta il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. «Vieterà il 90% del greggio russo», rincara la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Una percentuale più alta, perché von der Leyen prende di parola Germania e Polonia che hanno assicurato che entro l’anno faranno a meno del petrolio russo, anche di quello che arriva tramite l’oleodotto. E quindi l’unica deroga riguarderà Budapest, che importa solo il 7% del totale europeo. Fatti i conti, si tratta di «un’enorme parte del finanziamento della macchina da guerra di Putin che viene a mancare», concordano i leader a Bruxelles. Nel frattempo il premier ungherese Viktor Orban festeggia l’accordo: «Noi siamo esenti».

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