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Il Tar boccia la Bolkestein. Balneari in rivolta: “La direttiva può non essere valida”

Alessio Buzzelli
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La lunga partita sulle spiagge italiane non è ancora finita. Ieri mattina il Tar di Lecce, con un'ordinanza che ha sorpreso molti, ha rinviato alla Corte di Giustizia Europea la decisione in merito al ricorso avanzato da cinque concessionari contro L'Autorità della Concorrenza e del Mercato, la quale si era opposta al prolungamento fino al 2033 delle concessioni balneari. Un pronunciamento, quello del Tar, definito «epocale» dal sindacato Base Balneare, da sempre in prima linea nella battaglia contro la Direttiva Bolkenstein, la cui interpretazione disporrebbe appunto la messa a gara della gestione delle spiagge italiane. Senza dubbio l'ordinanza di ieri riapre una contesa che, soprattutto dopo le due sentenze «gemelle» emesse dal Consiglio di Stato, sembrava ormai definitivamente chiusa, nonostante l'acceso dibattito politico che il tema ha scatenato nell'ultimo periodo. Il Governo era pronto a tirare diritto, ma l'articolato lavoro della Professoressa Isabella Loiodice e dell'Avvocato Nicolò Maellaro - difensori dei cinque concessionari ricorrenti - e l'ordinanza coraggiosamente emessa dal Tar di Lecce, presieduto dal Dott. Antonio Pasca, potrebbero ora ribaltare la situazione.

 

 

Molto, ovviamente, dipenderà da come il tribunale di Strasburgo accoglierà i nove, circostanziati quesiti elaborati dal tribunale amministrativo pugliese, i quali puntano, tra le altre cose, a mettere in dubbio la validità stessa della Direttiva Bolkestein. Secondo il Tar, infatti, andrebbe innanzitutto verificato se la Bolkestein sia in re ipsa valida o meno, chiedendo alla Corte Ue «se la Direttiva risulti vincolante per gli Stati membri» o se, invece, «risulti invalida in quanto -trattandosi di direttiva di armonizzazione - adottata solo a maggioranza invece che all'unanimità». In parole povere, sostiene il Tar, la mancanza dell'unanimità riscontrata nell'approvazione della Bolkestein - passata con semplice maggioranza qualificata - potrebbe invalidare del tutto la direttiva, rendendola di fatto inapplicabile, in Italia come nel resto dell'Ue. Ma c'è di più: la Corte di Strasburgo sarà chiamata anche a sciogliere altri dubbi relativi alle argomentazioni del Consiglio di Stato, primi tra tutti quelle che riguardano l'immediata applicabilità della Direttiva e l'interesse transfrontaliero certo, ritenuto da Palazzo Spada rilevante su scala nazionale e non invece, come auspicato dal Tar, su valutazioni fatte caso per caso.

 

 

«Ci sono poi molti altri punti critici che il Tribunale Ue dovrà chiarire - hanno spiegato Isabella Loiodice e Nicolò Maellaro: a partire dalla compatibilità dell'art 49 del codice della navigazione con la tutela di diritti fondamentali, fino ad arrivare all'autoesecutività della Direttiva (cioè se sia immediatamente applicabile oppure no) e se spetti soltanto al giudice nazionale oppure al singolo funzionario comunale disapplicare una norma italiana ritenuta in contrasto con il diritto Ue». Ma al di là dei singoli quesiti presenti nell'ordinanza, il dato davvero rilevante è che il pronunciamento del Tar di Lecce potrebbe rappresentare una vera svolta nella battaglia per le spiagge italiane, sia al livello giuridico che politico, inserendosi in modo significativo in un dibattito parlamentare ancora assai acceso (il ddl Concorrenza è attualmente in discussione al Senato). Insomma, c'è ancora speranza per il balneari italiani. Vedremo se ci sarà anche la volontà politica di sostenerla.

 

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