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Omicron "buca" i tamponi rapidi. Falsi negativi nel 40%: "Rischiano di diventare inutili"

Giusi Brega
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Nuovo record di contagi da Covid: sono infatti 189.109 le diagnosi registrate nelle ultime 24 ore. Martedì erano state 170.844. Le vittime sono in calo: 231 a fronte delle 259 di martedì. I tamponi effettuati sono stati 1.094.255, tra molecolari e antigenici, con un preoccupante tasso di positività, pari al 17,28%%, quindi in aumento rispetto al 13,9% di martedì e il 9,52% di 7 giorni fa. E in serata, per una ulteriore spinta alle vaccinazioni, baluardo contro il dilagare del contagio, è arrivato l'atteso via libera Aifa alla dose booster per la fascia di età 12-15 anni. Così come già avvenuto per la fascia di età 16-17 anni e per i soggetti fragili di 12-15 anni, questo booster dovrà essere effettuato con il vaccino Comirnaty (Pfizer). Ma quello che conta, ribadito dalla stessa Aifa, è il completamento del ciclo vaccinale primario per tutta la popolazione eleggibile. Intanto non si ferma la corsa al tampone, seppure in calo: quasi 200mila in meno rispetto ai 1.228.410 di martedì. Una consuetudine, quella del ricorso al test, che potrebbe essere vanificata da un altro dato: «Con la variante Omicron destinata a diventare predominante, i tamponi antigenici rapidi rischiano di diventare inutili», spiega Guido Rasi, consulente del commissario per l'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo e direttore scientifico di Consulcesi. «Dati preliminari - avverte - indicano che circa il 40% delle persone positive alla variante Omicron può risultare negativo ai test rapidi, quasi 1 su 2».

 

 

Tra i dati forniti dal bollettino del ministero della Salute, balza agli occhi quello dei ricoveri che continua ad aumentare: nelle ultime 24 ore, le terapie intensive hanno fatto registrare 36 presenze in più, dato che porta il totale dei pazienti di questi reparti a 1.428. I ricoverati nei reparti ordinari sono 13.364, quindi 452 in più rispetto a lunedì. Come evidenzia la Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, il tasso di crescita dei ricoveri Covid nei suoi «ospedali sentinella» ha subìto un'accelerazione del 25,8%. Non solo. È emerso anche un altro dato allarmante: i non vaccinati ricoverati nelle terapie intensive sono il 72% del totale. «La metà di no vax, prima di finire in ospedale, godeva di buona salute e non aveva comorbidità», avverte la Fiaso. L'aumento esponenziale di casi di Covid è dovuto in buona parte all'elevata contagiosità della variante Omicron che, sebbene sembri meno «pericolosa» nei sintomi e nel decorso della malattia, sta mettendo a dura prova il nostro Sistema Sanitario nazionale. Lo conferma a LaPresse Giorgio Gilestro professore associato di neurobiologia all'Imperial College di Londra: «Il problema principale di Omicron è la saturazione degli ospedali nei reparti di area medica, meno nelle terapie intensive. Vediamo ospedalizzazioni più brevi e meno necessità di ricorrere all'ossigeno ma queste, associate ad un numero di contagi alle stelle, porta comunque gli ospedali allo stremo. In Italia se ne è parlato poco mentre se ne parla molto in Gran Bretagna». Per allentare la pressione la terza dose di richiamo è fondamentale per riportare la protezione a livelli di sicurezza. «Con la variante Omicron fare la terza dose fa una differenza enorme», ribadisce Gilestro. «Abbiamo visto che due dosi proteggono dalla malattia ma non dal contagio», prosegue lodando il Regno Unito per la campagna di booster partita in anticipo mentre, rispetto a Londra, l'Italia «ha fatto meglio sulla vaccinazione pediatrica, che reputo necessaria».

 

 

A spaventare, infatti, è soprattutto l'impennata dell'86% nei ricoveri pediatrici, sempre negli ospedali sentinella Fiaso. Qui il numero dei bambini ricoverati è passato da 66 a 123 ed è triplicato il numero di piccoli in terapia intensiva da 2 a 6 in una settimana. Tra i piccoli degenti il 62% ha tra 0 e 4 anni, quindi non vaccinabile. In merito all'eventuale dibattito sul tavolo del governo sull'abbassamento dell'età vaccinabile dei bambini, fino a comprendere anche quelli più piccoli di 4 anni, arrivando ai neonati, la sottosegretaria all'Istruzione Barbara Floridia ha dichiarato che «è corretto affidarsi pienamente alla scienza e a chi ha le competenze», quindi «nel momento in cui verrà posto il tema che è il caso di somministrare i vaccini anche ai più piccoli chiaramente non ci tireremo indietro».

 

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