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Cop26, accordo al ribasso sul clima. Le emissioni di carbone saranno solo ridotte e non eliminate

Gianni Di Capua
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Alla fine l’accordo c’è stato: il Patto sul clima di Glasgow è stato adottato dei delegati delle 197 parti riunite alla Cop26. Il testo è stato adottato dai circa 200 Paesi dopo un intervento dell’ultimo minuto da parte dell’India per «annacquare» il wording nella parte relativa al taglio delle emissioni derivanti dal carbone. L’India è intervenuta nella plenaria finale per chiedere di sostituire nel testo la formula «phase-out», cioè «eliminazione graduale» del carbone, inserendo l’espressione «phase-down», cioè «riduzione graduale». Diversi Paesi, Svizzera in testa, ma anche i piccoli Stati insulari, hanno espresso profonda delusione per questo cambiamento del testo. Alcuni hanno definito la revisione odiosa e contraria alle regole, ma hanno aggiunto che hanno dovuto accettarlo per arrivare a una conclusione del vertice. Il presidente della Cop26, Alok Sharma, ha singhiozzato dicendosi «profondamente dispiaciuto» per quanto accaduto: «Capisco la profonda delusione, ma è vitale che proteggiamo questo pacchetto», ha aggiunto. Le pressioni della Cina, dell’India e del Sudafrica per evitare la cancellazione graduale delle sovvenzioni ai combustibili fossili e l’uso del carbone hanno segnato la plenaria conclusiva che si è svolta a Glasgow.

 

 

 

«Credo che questo negoziato sia buono», ha detto l’inviato Usa per il clima, John Kerry, rivolgendosi ai delegati. «Abbiamo una dichiarazione buona, forte», ha aggiunto Kerry, sottolineando che «è un passo avanti molto importante, che va nella direzione giusta». «Spero quindi che questo testo sia ratificato, che lo accettiamo», ha proseguito. Il testo (della bozza della dichiarazione finale, ndr) non è ancora perfetto, ma non abbiamo l’intenzione di ridiscuterlo un’altra volta«, ha affermato il negoziatore cinese alla Cop26 di Glasgow, Zhao Yingmin, aggiungendo che servono solo piccole modifiche. «Vi imploro: accettate questo testo, non uccidete questo momento» è stato invece l’accorato appello fatto dal vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. «Mi chiedo se ci sia il rischio di inciampare un paio di metri prima del traguardo», aveva aggiunto il negoziatore dell’Ue.

 

 

L’India ha da parte sua difeso il «diritto» dei Paesi in via di sviluppo di emettere gas serra evidenziando che non si può chiedere loro di rinunciare a carbone e idrocarburi. I Paesi in via di sviluppo come l’India, ha affermato il ministro dell’Ambiente, vogliono avere la loro «quota equa del bilancio globale» di anidride carbonica e continuare il loro «uso responsabile» dei combustibili fossili. E dinanzi ai quasi 200 delegati riuniti da 14 giorni per trovare un accordo che acceleri la lotta contro il cambiamento climatico, ha detto che quest’ultimo è «causato dagli stili di vita insostenibili e dai modelli di consumo dispendiosi» dei Paesi ricchi. «In questo contesto, come ci si può aspettare che i Paesi in via di sviluppo facciano la promessa di eliminare i sussidi al carbone e ai combustibili fossili?», ha osservato, evocando la possibilità che «il consenso rimanga illusorio».

 

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