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Green pass da "regime autoritario" e su De Donno evoca Pinelli. Carlo Freccero, che duello con Antonella Viola

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Un botta a risposta a suon di paginate, quello tra l'ex direttore di Rai 2 Carlo Freccero e l'immunologa Antonella Viola sul green pass. A far partire il dibattito sul certificato verde che attesta l'avvenuta somministrazione di almeno una dose di vaccino anti Covid (ma anche la guarigione o un tampone negativo nelle 48 ore precedenti) per usufruire di servizi e partecipare a eventi era stato il filosofo Massimo Cacciari che aveva definito la misura da regime. 

 

Su La Stampa di giovedì 29 luglio, dopo che ieri lo stesso Cacciari aveva pubblicato un lungo articolo contro il green pass, Freccero e Viola argomentano le loro posizioni: contrario il primo, favorevole la seconda. 

"È necessario arrivare ad un punto di rottura perché la rottura si realizzi. Dall'inizio della pandemia i popoli di tutto il mondo sono scesi in piazza innumerevoli volte. Gli italiani sembravano sedati da una sorta di ipnosi. Con il green pass il miracolo si è compiuto: le piazze italiane si sono riempite. Ed è interessante notare che in piazza a contestare c'erano non solo i no-vax, ma anche i vaccinati, che, per motivi di principio, protestano per tutelare le libertà costituzionali", esordisce Freccero.

 

"Per attirare l'attenzione di un numero sufficiente di persone, bisognava esagerare. Ed si è esagerato. La somministrazione dei vaccini è stata affidata all'esercito per sottolineare il clima di emergenza, di protezione civile in cui ci troviamo. Ma per chi ha la mia età l'idea di una scelta sanitaria imposta dall'esercito ha qualcosa di inquietante come inquietanti suonano le minacce di mandare l'esercito porta a porta a «stanare» i non vaccinati", scrive l'ex consigliere Rai che evoca la morte di Giuseppe De Donno, il medico di Mantova promotore della plasmaterapia contro il Covid morto suicida due giorni fa. Una scomparsa che "evoca il fantasma di Pinelli", scrive Freccero.

"Per rendere estensibile ad una pandemia lo stato di eccezione si applica al Covid-19 un linguaggio bellico. Stiamo combattendo la guerra contro il virus. Chi non si vaccina (e quindi non accede al green pass) è un disertore. Chi si vaccina dimostra senso civico. Vi siete chiesti perché il vaccino non viene imposto per legge, anche se, per eccellenti costituzionalisti come Cassese, l'art. 32 giustificherebbe la vaccinazione obbligatoria?", si chiede Freccero. 

Il fatto è che la Costizione prevede che "la legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". "Tutela cioè la collettività, ma anche l'individuo. E i trattamenti sperimentali sono esclusi dal codice di Norimberga, dalla dichiarazione di Helsinki, dalla convenzione di Oviedo. Il processo di Norimberga basta da solo ad evocare il nazismo. Gli imputati si difesero sostenendo di aver obbedito agli ordini. Per evitare che queste aberrazioni si ripresentassero fu stabilito un codice a futura memoria", argomenta Freccero.

Poi ci sono i dubbi sul vaccino. "Sino al 2023 il vaccino sarà una terapia sperimentale con esiti futuri incerti. In questi giorni la senatrice Segre, sopravvissuta all'Olocausto, è intervenuta dicendo che è folle paragonare vaccino e green pass alla Shoah. Ci sarebbe una sproporzione tra le cose. Ma la senatrice sembra dimenticare che c'è sempre un inizio e la discriminazione è quell'inizio. Per parlare di regime autoritario non è necessario poi arrivare sino ai forni crematori. Basta che la normale vita democratica ed i diritti dei cittadini subiscano delle limitazioni. In senso opposto va invece l'intervento di un'altra sopravvissuta all'Olocausto che milita invece sul fronte opposto, la signora Vera Sharav", continua.

 

"In nome della sopravvivenza (...) gli italiani hanno accettato di lasciar morire i loro anziani in solitudine negli ospedali, hanno accettato di incenerire i cadaveri senza sepoltura, hanno accettato la perdita di ogni principio morale. Ed hanno rinunciato alla vita sociale. E questa adesione acritica da parte dei cittadini è per certi versi più inquietante dell'autoritarismo del governo. È un indice inequivocabile che i meccanismi dell'autoritarismo sono già stati introiettati da tutti noi come naturali e che appartengono ormai alla quotidianità e al nostro futuro", conclude Freccero. 

Cosa risponde la Viola a Cacciari e Agamben?  "L'uso del green pass non può e non deve essere considerato uno strumento punitivo o di discriminazione; se visto in questi termini è orribile e, se pure utilissimo, sarebbe comunque da rigettare anche solo come ipotesi. Ma i filosofi sanno benissimo che questa è solo un'interpretazione del green pass, semplicistica e strumentale. Il green pass, durante una pandemia che è costata ben oltre i quattro milioni di vite umane - di cui 128 mila in Italia - e che ha causato dolore e difficoltà a tutti i livelli della società, non rappresenta uno strumento punitivo ma protettivo; serve a tutelare la salute pubblica e a restituire libertà e lavoro a quelle persone che hanno dovuto rinunciarvi a causa del coronavirus".

Poi la Viola usa un'immagine forte. "In questi mesi abbiamo dovuto affrontare due gravi emergenze dal punto di vista sanitario: i decessi e lo stress degli ospedali. Nessuno potrà dimenticare la fila di bare di Bergamo o le immagini di medici e infermieri esausti e traumatizzati. Ma, invece, molti non considerano altri aspetti critici legati all'emergenza Covid19. Una Sanità che fatica a star dietro ai ricoveri causati dalla pandemia ha, come ovvia conseguenza, problemi anche su tutti gli altri fronti dell'assistenza. Basti ricordare che nel 2020 sono stati eseguiti 2,5 milioni di screening oncologici in meno. Un ritardo che potrebbe costare molto", argomenta.

 

"Dietro alla scelta del green pass per accedere a ristoranti, cinema e musei non c'è dunque nessuna discriminazione o punizione; solo buon senso per superare una fase difficile della nostra storia", dice l'immunologa che sostiene: "I vaccini funzionano tutti e contro tutte le varianti che sono finora emerse, nel senso che proteggono dalla malattia grave e, quindi, dalla morte. Questo non significa che non sia possibile ammalarsi gravemente e persino morire, se si è vaccinati, perché nessun farmaco funziona nel 100% dei casi. Ma la probabilità è molto bassa, decisamente più bassa rispetto a chi vaccinato non è. Lo dice non solo la scienza ma anche la semplice realtà: in Italia, il 99% dei morti per Covid19 negli ultimi 6 mesi non era stato vaccinato".

 

"Se quindi è lecito non essere d'accordo con la misura del green pass sulla base del proprio concetto di libertà individuale, non è tuttavia utile dar voce a pensieri antiscientifici. Piuttosto, discutiamo di dove sia giusto imporre il green pass e dove no, considerando le ragioni e i diritti di tutti. Un luogo dove non può essere richiesto è, per esempio, la scuola, che deve restare un diritto per tutti i ragazzi, anche in fase di emergenza. O non può essere un criterio per limitare il diritto alla Sanità pubblica, perché chi sta male deve essere curato sempre, indipendentemente dagli errori che può aver commesso. Cerchiamo quindi di intavolare una discussione costruttiva su come utilizzare al meglio questo strumento di protezione collettiva e non alimentiamo dubbi sui vaccini. Perché l'unico modo per tornare alla libertà pre-Covid19 passa attraverso la vaccinazione",  il messaggio della Viola. 

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