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Covid, Mario Draghi non si fida del green pass e pretende il tampone per la conferenza

Dario Martini
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Mario Draghi obbliga tutti gli italiani ad avere il green pass se vogliono andare in pizzeria. Ma quando il gestore del locale diventa lui, le regole cambiano. Probabilmente il presidente del Consiglio non si fida tanto di questo strumento se per partecipare alle sue conferenze il certificato verde diventa carta straccia. Lo abbiamo scoperto ieri, quando abbiamo cercato di partecipare alla sua conferenza convocata proprio per illustrare le novità sul green pass. Nella nota diramata in mattinata, infatti, Palazzo Chigi informava che i 25 giornalisti ammessi alla sala polifunzionale della presidenza del Consiglio, per ascoltare le parole del capo del governo e dei ministri Speranza (Salute) e Cartabia (Giustizia), avrebbero potuto accedere solo «esibendo il referto di esito negativo del tampone antigenico rapido effettuato non oltre le 24 ore precedenti e con l’obbligo della mascherina Ffp2». Ovviamente, i costi del tampone sono a carico di chi intende partecipare. Tralasciando questo piccolo particolare, abbiamo subito pensato in un errore. Adesso che ogni vaccinato ha il green pass - ci siamo chiesti - come è possibile che non sia contemplato il suo utilizzo proprio nella conferenza che lo rende obbligatorio per tutti gli italiani che intendono avere una vita sociale?

 

 

Fiduciosi che si fosse trattato solo di una svista, abbiamo chiamato la sala stampa di Palazzo Chigi. Purtroppo, le iscrizioni alla conferenza erano già chiuse. I posti liberi sono andati via in un lampo. Volevamo comunque sciogliere i nostri dubbi, anche per sapere come comportarci per partecipare alle prossime comunicazioni del presidente del Consiglio. Il responsabile è stato costretto ad ammettere che «per prendere parte a questa conferenza il green pass non basta, serve il tampone». «Probabilmente - ha aggiunto - verrà previsto per le prossime conferenze». Insomma, per Palazzo Chigi il lasciapassare verde non è sufficiente. Eppure Draghi, proprio nel corso della conferenza ha confermato l’importanza del certificato. «Il green pass non è un arbitrio - ha detto - è la condizione per tenere aperte le attività economiche». Non solo.

 

 

Il premier ha invitato «tutti gli italiani a vaccinarsi e a farlo subito, devono proteggere se stessi, le proprie famiglie». Perché se un miglioramento c’è stato «lo dobbiamo alla campagna vaccinale». Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha insistito su questo punto, con il forte appello a «vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi, per metterci alle spalle la stagione che abbiamo vissuto». Il premier, poi, ha spiegato ancora che il green pass serve proprio «a dare serenità, non a toglierla». L’avvenuta vaccinazione, però, è il criterio principale per ottenere il certificato verde (già due settimane dopo la somministrazione della prima dose). E allora, non si capisce perché ieri non fosse riconosciuto all’ingresso di Palazzo Chigi per vedere in faccia il presidente del Consiglio. E perché non fosse sufficiente a garantire la stessa serenità che può dare un tampone.

 

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