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Covid, la scuola resta un rebus. Il governo aspetta il Cts, il ministro spinge: "Tutti in presenza"

Luigi Frasca
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Patrizio Bianchi giura di lavorare giorno e notte per una riapertura delle scuole a settembre che sia il più «normale» possibile. Accantonando la didattica a distanza, quindi, che è la richiesta di tutti. L’arma più efficace, al momento è il vaccino. Un obbligo per i tanti insegnanti che hanno declinato l’invito «allo stato attuale non c’è e non abbiamo in mente di farlo, ma c’è un fortissimo appello alla solidarietà collettiva. Se vogliamo tornare in presenza il nostro invito è che tutti si rendano responsabili», dice dalla «Repubblica delle Idee» a Bologna. E a insegnanti e studenti, che chiedono più fondi per la scuola e la fine della didattica a distanza, ricorda che non può fare tutto da solo: «Io non sono né Harry Potter né Albus Silente, il Cts deve aiutarci a capire», tuona. Il nodo è sempre quello dell’obbligo di distanziamento, se continuerà a esserci, molte scuole non avranno lo spazio fisico per contenere tutti gli studenti. Ma il Cts non può esprimersi con tanto anticipo, dovrà tenere conto dell’andamento della curva epidemiologica, della diffusione delle varianti, della risposta dei vaccini. L’unica cosa che si può prevedere è quanti saranno i vaccinati, per questo il governo punta a spingere sulla vaccinazione di insegnanti e studenti al di sopra dei 12 anni. Questo è un altro fattore da tenere in considerazione: per i bambini fino agli 11 anni il vaccino non c’è e la distanza è necessaria. I più piccoli, fino ai 6 anni, non hanno neanche l’obbligo di mascherina. Si dovrà cercare di limitare i danni agendo il più possibile su chi può vaccinarsi, per tutelare anche i più piccoli.

 

 

«Mi dite di fare in fretta? Anche io. Sto lavorando ma siamo chiari: non è un problema solo del governo, la scuola deve essere in presenza ma lo dobbiamo fare tutti», insiste Bianchi. «Dobbiamo tornare alla normalità? Io rispondo non quella di prima, dove uno studente su tre scompariva. Si esce da questa fase solo innovando», è il piano del ministro. L’obiettivo è fare lezioni frontali anche per il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che però rimarca: «Mascherine e distanza rimarranno capisaldi». Ribadisce che non ci sarà l’imposizione di un obbligo vaccinale, ma che «serve una campagna di sensibilizzazione costante». La resistenza tra i ragazzi tra i 12 e i 15 anni soprattutto, però, è «tanta»: «I genitori hanno legittimamente dei dubbi, è nostro dovere fare campagne di informazioni migliori e costanti per far capire la bontà delle vaccinazioni e soprattutto che è oggi il momento di vaccinarsi perché settembre è alle porte». Si punta ad arrivare a un 80% della popolazione vaccinata «prima dell’autunno». I sindacati, intanto, non indietreggiano e fanno sentire la loro presenza costante al governo. Gestione condivisa delle risorse del Pnrr destinate alla scuola, un piano massiccio di assunzioni, chiarezza sulle restrizioni sono le richieste più stringenti. Da Trento, il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, è chiaro e diretto: «Sulla riapertura della scuola a settembre non possiamo fallire, perché è in gioco la credibilità e il futuro del nostro Paese».

 

 

Sul fronte del contagio, intanto, aumentano i nuovi casi, con un tasso di positività che però si mantiene sotto l’1% seppure in risalita (0,8% rispetto allo 0,6% di mercoledì). Secondo i dati del ministero della Salute infatti sono 1.394 i nuovi casi di coronavirus (mercoledì erano 1.010), portando così ad almeno 4.267.105 il numero di persone che hanno contratto il Covid dall’inizio dell’epidemia. Tredici le vittime di ieri (mercoledì erano 14) per un totale di 127.731 morti da febbraio 2020. Le nuove infezioni sono in leggero aumento, come evidenzia anche il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe su base settimanale (30 giugno-6 luglio), ma senza impatto sul sistema sanitario (degenze in calo): +5% i nuovi casi rispetto alla settimana prima. «L’incremento dei casi per la diffusione della variante Delta è destinato a continuare nelle prossime settimane — spiega Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe - ma non deve generare allarmismi». Il problema, semmai, sono i quasi 6 milioni di over 60 ancora non vaccinati che sono i più esposti al rischio contagio. Le dosi di vaccino somministrate sono oltre 55,5 milioni. I cittadini che hanno ricevuto la seconda dose sono più di 22,1 milioni (41,09% della popolazione over 12). Sembra tenere il sistema sanitario: prosegue il calo delle ospedalizzazioni in area non critica e sono stabili le degenze in area critica. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono -37 (ieri -37), per un totale di 1.197 ricoverati. Invece, non c’è nessuna variazione in terapia intensiva, dove si trovano 180 malati gravi, lo stesso numero di mercoledì, con 8 ingressi in rianimazione. Due le regioni con oltre 200 nuovi contagiati: Sicilia (+219 casi con tasso 1,8%) e Lombardia (+215 casi con tasso o,7% grazi e a oltre 31mila tamponi, ossia il numero di test regionali più alto della giornata.

 

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