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Pipistrelli vivi e quel black-out prima del disastro. Inchiesta esplosiva: cos'è successo al laboratorio di Wuhan

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Pipistrelli in gabbia nel laboratorio cinese di Wuhan, nutriti dai ricercatori con vermi. Un’indagine dei media australiani getta nuovi dubbi sul laboratorio della megalopoli cinese da dove è partita la pandemia, al centro di sospetti e inchieste.

 

Guardando le riprese del Wuhan Institute of Virology di cui è entrato in possesso il quotidiano The Australian, c’erano pipistrelli tenuti in gabbia nel laboratorio che è sotto i riflettori internazionali: le immagini smentiscono quanto affermato nel dicembre 2020 da uno degli esperti dell’Oms, lo zoologo Peter Daszak, che prima delle indagini a Wuhan scartava l’ipotesi di pipistrelli vivi nel laboratorio parlando di «teoria del complotto». Daszak ha poi ammesso nelle scorse settimane che durante la visita al Wuhan institute of Virology del team di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è stato chiesto agli scienziati cinesi se tenessero pipistrelli in laboratorio. «Ci sono molte cose che né lui, nè il team di esperti dell’Oms hanno chiesto quando sono andati a Wuhan», ha dichiarato la giornalista Sharri Markson, autrice della scoperta, ai microfoni di Sky News Australia.

 

Markson ha dedicato un libro alle sue indagini, «What really happened in Wuhan», di imminente pubblicazione. Il video dell’Accademia Cinese delle Scienze risale al 2017 ed è stato ripreso per l’apertura del laboratorio di livello 4 di bio-sicurezza, il più alto in assoluto.

Nel video compaiono le immagini dei pipistrelli in gabbia e di uno scienziato che ne nutre uno dandogli un verme. Al centro dei sospetti, secondo il quotidiano australiano, ci sarebbero poi un black-out verificatosi nell’edificio a ottobre 2019, e la scomparsa, il mese prima, di un database sui virus. La settimana scorsa, Markson aveva gettato nuovi dubbi sul laboratorio citando il caso di uno scienziato militare cinese, Zhou Yusen - morto nel maggio 2020 - che aveva depositato un brevetto per un vaccino contro il Covid-19 già a febbraio 2020, dato che retrodaterebbe la comparsa del virus.

 

I pipistrelli sono tra i principali indiziati per la diffusione del coronavirus Sars-CoV-2, e la scoperta di animali vivi nel laboratorio, spiega il quotidiano australiano, aumenta le possibilità che uno degli scienziati dell’istituto di virologia di Wuhan possa avere contratto la malattia da un pipistrello malato. Inoltre, campioni di virus da  pipistrelli potrebbero essere stati soggetti a manipolazione genetica e a esperimenti rischiosi, negati però nelle scorse ore dalla stessa virologa a capo del laboratorio, Shi Zhengli, la «bat-woman» cinese, in un’intervista al New York Times.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito «estremamente improbabile» la possibilità che il virus possa essere fuoriuscito dal laboratorio di Wuhan, ma le conclusioni degli esperti non hanno convinto tutti: l’intelligence degli Stati Uniti sta svolgendo nuove indagini sull’origine del Covid-19 su richiesta del presidente Joe Biden, e anche i leader del G7 hanno chiesto nuove indagini sulle origini della pandemia. L’Australia è stato, fin dall’anno scorso, uno dei Paesi più accaniti nella richiesta di un’inchiesta indipendente sull’origine del Covid-19, attirando l’ira di Pechino. Le richieste di Canberra hanno contribuito al peggioramento delle relazioni con la Cina, già ai ferri corti per le accuse a Pechino di infiltrazioni nella politica australiana. La disputa è sfociata in una dura guerra commerciale, che prende di mira, in primo luogo, l’export verso la Cina di prodotti agro-alimentari australiani.

 

«Come potrei fornire prove riguardo qualcosa di cui non ci sono prove?». Shi Zhengli, virologa cinese, ha risposto così al New York Times quando raggiunta telefonicamente due settimane fa ha inizialmente affermato di non voler parlare direttamente con i giornalisti nel rispetto delle politiche del suo istituto, che è tornata a difendere dopo mesi in cui l’Istituto di virologia di Wuhan è sotto i riflettori mentre continuano a non conoscersi le origini della pandemia di coronavirus. «Non so come si sia arrivati a questo, gettare costantemente fango su uno scienziato innocente», ha incalzato in un breve messaggio. Poi in una rara intervista via mail ha denunciato come infondato ogni sospetto, anche le notizie secondo cui tre ricercatori del suo istituto sarebbero stati malati nel novembre 2019. E poi ancora: «L’Istituto di virologia di Wuhan non si è imbattuto in casi simili. Se è possibile, potete darci i nomi dei tre per aiutarci a verificare?».

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