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Malika cacciata di casa perché lesbica: proviene da una famiglia islamica

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La storia di Malika, ragazza di 22 anni, è finita sulle prime pagine di tutti i giornali. La ragazza di Castelfiorentino, Toscana, è stata insultata, cacciata di casa, minacciata di morte in quanto lesbica e innamorata di un’altra donna e non di uomo. I genitori, per impedirle di rientrare a casa, hanno cambiato la serratura dell'abitazione. E quando lei, in compagnia dei Carabinieri, si è presentata all’abitazione per riavere indietro quantomeno i suoi vestiti, la madre ha risposto così agli agenti: “Io non so chi sia questa persona”.

 

 

Feminist Post svela però un particolare che è stato “deliberatamente omesso dai media, ovvero che il padre di Malika è di cultura musulmana”. Malika Chalhy ha un fratello che si chiama Samir, suo padre si chiama Aberrazak, mentre la madre è italiana. Spulciando sul profilo Facebook del padre, originario del Marocco, si può trovare una foto con tutta la famiglia che indossa il velo. “Può essere - scrive il portale femminista - che questo (difficile) non abbia nulla a che fare con il comportamento della famiglia nei confronti della ragazza. Può essere invece che le origini offrano una significativa chiave di lettura. Più ancora che le terribili, viscerali e rabbiose parole della madre, colpiscono le minacce del fratello Samir: ‘ti taglio la gola’, ‘sei una tumorata lesbica’”. 

 

 

La reazione alla scoperta dell’omosessualità, secondo il Feminist Post, è esagerata e rivela un “atteggiamento robustamente patriarcale, che attiene al dovere di salvare l’onore della famiglia, trasmesso in chiave patrilineare e garantito dalle donne di casa costrette alla trasmissione dei ‘valori’ e all’autosessismo genealogico”.

 

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