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Vaccino Covid, cosa scatena le reazioni allergiche

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Si chiama polietilenglicole, o PEG, è un composto dei vaccini per Covid-19 basati sull’RNA messaggero e sembra in grado di scatenare rare reazioni allergiche, osservate in almeno otto persone che hanno ricevuto la dose immunizzante di Pfizer BioNTech nelle ultime due settimane. A riportarlo un report della rivista Science, dove si legge anche che il PEG non è mai stato utilizzato in un vaccino approvato, ma si trova in alcuni farmaci che annoverano l’anafilassi tra i potenziali effetti collaterali rari.

«Questa condizione provoca eruzioni cutanee, pressione sanguigna precipitosa, mancanza di respiro e battito cardiaco accelerato - spiegano gli esperti - questo implica che alcuni pazienti precedentemente esposti alla sostanza potrebbero avere alti livelli di anticorpi contro il PEG, il che si traduce nel rischio di una reazione anafilattica». L’Istituto nazionale statunitense di allergie e malattie infettive (NIAID) ha indetto una serie di incontri e ha avviato uno studio in collaborazione con la Food and Drugs Administration per analizzare la risposta al vaccino in persone con alti livelli di anticorpi per PEG. «È presto per lanciare allarmi - sostiene Alkis Togias, a capo del Dipartimento Allergia, asma e biologia delle vie aeree presso il NIAID - le reazioni anafilattiche potrebbero verificarsi in caso di qualunque vaccino, ma sono estremamente rare, solitamente riguardano circa un caso su un milione». Negli Stati Uniti, tuttavia, sono stati documentati sei casi di anafilassi tra le 272.001 persone che hanno ricevuto il vaccino per Covid-19, stando ai report dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), mentre nel Regno Unito se ne contano due.

«I vaccini Pfizer e Moderna utilizzano una nuova piattaforma - afferma Elizabeth Phillips, ricercatrice sull’ipersensibilità ai farmaci presso il Vanderbilt University Medical Center - per cui le reazioni collaterali richiedono un esame attento e accurato». «Le allergie in generale sono piuttosto comuni nella popolazione - commenta Janos Szebeni, immunologo dell’Università Semmelweis di Budapest, Ungheria, che ha studiato a lungo le reazioni di ipersensibilità al PEG - tanto che questo potrebbe suscitare una sorta di resistenza alle vaccinazioni, ma le campagne di vaccini contro Covid-19 sono necessarie. Le prossime due settimane saranno fondamentali per la raccolta di dati». Gli studi clinici sui vaccini di Pfizer e Moderna, che hanno coinvolto decine di migliaia di persone, non hanno riscontrato eventi avversi gravi causati dal vaccino, ma entrambi i trial avrebbero escluso partecipanti con storie di allergie ai componenti del vaccino, e, nel caso di Pfizer, anche soggetti che avevano avuto una reazione grave ad altri vaccini.

«I PEG sono utilizzati in prodotti di uso quotidiano - afferma Phillips - come dentifricio, shampoo, ammorbidenti, solventi e molti altri. Per molto tempo si è ritenuto che i PEG fossero biologicamente inerti, ma esistono prove crescenti sul fatto che queste sostanze potrebbero non essere affatto inerti». L’esperto cita uno studio del 2016 condotto dagli esperti dell’Università del North Carolina, che hanno dimostrato che il 72 per cento delle persone ha sviluppato almeno alcuni degli anticorpi contro i PEG, probabilmente a causa dell’esposizione a cosmetici e prodotti farmaceutici, e nel sette per cento dei casi i livelli riscontrati sembravano abbastanza alti da predisporre l’organismo a reazioni anafilattiche. Altre ricerche hanno documentato livelli inferiori, ma questo ha portato diverse aziende a eliminare i prodotti PEG dai loro prodotti.

«Non tutti coloro che hanno alti livelli di anticorpi sono soggetti alla manifestazione di gravi effetti collaterali - sostiene Bruce Sullenger, un chirurgo della Duke University - nel nostro lavoro la terza fase di studio è stata interrotta nel 2014 dopo che circa lo 0,6 per cento delle 1.600 persone che avevano ricevuto un farmaco in cui era presente la sostanza ha sperimentato gravi reazioni allergiche e uno dei partecipanti è deceduto». «La preoccupazione relativa al PEG potrebbe essere sopravvalutata - sostiene Moein Moghimi, un ricercatore di nanomedicina presso l’Università di Newcastle - queste reazioni avverse potrebbero anche essere generate da un meccanismo più convenzionale, legato alle reazioni del sistema immunitario sollecitato nel sito di iniezione».

Diversi esperti notano che la quantità di PEG nei vaccini a mRNA è decisamente inferiore rispetto alla maggior parte dei farmaci in cui è presente la sostanza. «I farmaci vengono inoltre somministrati per via endovenosa - aggiunge Moghimi - mentre i vaccini Covid-19 sono intramuscolari, per cui l’esposizione del sangue ai PEG risulta ritardata e ridotta». «Dati i presupposti che abbiamo considerato - dichiara Katalin Karikò, vicepresidente senior di BioNTech che ha partecipato allo sviluppo della tecnologia dell’mRNA alla base di entrambi i vaccini Pfizer e Moderna - il rischio di effetti collaterali dovuti alla presenza di PEG resta molto basso. Tutti i vaccini comportano dei rischi, ma il beneficio è di gran lunga superiore».

Per comprendere i rischi delle procedure, sottolineano gli scienziati, sarà fondamentale svelare i meccanismi alla base delle reazioni immunitarie e scoprire quanto spesso è probabile che si verifichino eventi avversi. «I casi noti negli Stati Uniti sono attualmente allo studio, ma gli indizi chiave potrebbero essere svaniti - osserva Phillips - Le reazioni anafilattiche producono biomarcatori che rimangono nel sangue solo per poche ore». I CDC raccomandano intanto di non somministrare i vaccini Pfizer o Moderna a chiunque abbia una storia di grave reazione allergica a qualsiasi componente del vaccino, per cui l’analisi costi-benefici dovrà essere valutata attentamente, e nei casi in cui esiste il sospetto di una reazione anafilattica i soggetti dovrebbero rimanere nel sito di vaccinazione per 30 minuti dopo l’iniezione in modo da poter essere trattate in caso di necessità. «L’anafilassi si manifesta rapidamente - conclude Philips - per cui, se siamo attenti, possiamo riconoscere i sintomi ed essere preparati».

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