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Stressato e mangia poco. Salvate l'orso Papillon

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Angela Di Pietro
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La Procura di Trento indaga sul «trattamento» riservato a Papillon, l'orso più amato dagli italiani ed ai suoi «compagni di galera», il maschio M57 e l'anziana DJ3. Tutti e tre rinchiusi nel Parco di Casteller, dentro gabbie risicate, orlati da tre steccati elettrici ed una recinzione di quattro metri d'altezza. Alla notizia ha dato ampio risalto l'inglese The Guardian, che segue con grande trepidazione le disavventure del povero Papillon-M49, l'«escape genius», il genio della fuga. Scappato dalla prigione che gli è stata inflitta tre volte e tre volte riacciuffato. Dopo l'ultima cattura, sfiancato, è tornato nel centro di Casteller dimagrito di 40 chili. Era il sette settembre scorso. Cosa è successo da allora? Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa - che già si era espresso in favore della liberazione del fuggitivo - ha inviato i carabinieri del Cites al «Casteller», affinché verificassero lo stato di salute dei tre plentigradi.

 

 

L'ISPEZIONE

Ebbene, i risultati dell'ispezione sono stati sconfortanti: Papillon e gli altri, separati, imprigionati in un regime peggiore del «41 bis», soffrono di una grave forma di stress. L'eroe della fuga ad ogni costo pare mangi poco e si vada a scagliare contro la recinzione, battendosi a modo suo contro la detenzione immeritata. È desideroso di bacche, del rumore delle foglie secche sotto alle zampe, delle fronde amiche del bosco. M57 ha i tic nervosi, invece, ripete come un disco rotto gli stessi movimenti. DJ13 non ce la fa, perché gli anni sono quelli che sono, a muoversi. Troppo stressati, tutti e tre. Tanto è vero che agli orsi sono stati dati degli ansiolitici perché saranno necessari quattro mesi prima che le nuove e più confortevoli gabbie siano pronte. E fino ad allora gli orsi dovranno adattarsi. Che inutile, inutile sofferenza. L'ha spiegato Sergio Costa, attraverso il suo profilo Facebook. «Laddove non sta arrivando il buon senso, ci stanno pensando le carte dei giudici. Qualche giorno fa - ha scritto - dopo l'apertura di un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Trento, il presidente della Provincia ha ritirato l'ordinanza per nuove catture. Finalmente qualcosa di concreto si sta muovendo a favore degli orsi trentini, e ne sono molto felice».

L'APPELLO

Costa ha aggiunto: «Quando ho inviato i carabinieri del Cites al Casteller speravo proprio in questa serie di risultati positivi concantenati. Ma non mi basta. Vogliamo che Papillon e gli altri due orsi detenuti siano liberi. Il mio è un appello al presidente della Provincia, visto che basterebbe un tratto di penna: che gli orsi siano comodamente radiocollarati, per monitorarli, portati in montagna e controllati, in modo che non arrechino danni agli agricoltori e non siano un pericolo per le cittadine e i cittadini. Stanno per andare in letargo, hanno bisogno di dormire in Natura, nel loro habitat, dove non potranno fare del male a nessuno. Dai, presidente, la Natura te ne sarà grata». Il presidente al quale si riferisce Costa è Maurizio Fugatti, a capo della Provincia autonoma di Trento, che ha spiegato chiaro e tondo quanto gli orsi stiano creando disagi agli allevatori della zona. Il problema, secondo lui, va risolto in maniera drastica. Ma Papillon, val la pena ricordarlo, non ha mai mostrato aggressività verso gli umani. Ha ucciso vitelli e pecore per nutrirsi. Che ne è stato del progetto del Friuli Venezia Giulia che si era offerto di ospitare gli orsi indesiderati? Noi continuiamo a tifare per Papillon. E per chi si fosse perso le precedenti puntate del dramma, va ricordato che dal 15 luglio 2019 questo plentigrado fugge dagli esseri umani, colpevoli (si, colpevoli) di volerlo infilare in una gabbia di pochi metri quadrati. Scappato una prima volta dal centro Casteller di Trento Sud (un anno fa) è stato riacciuffato il 29 aprile scorso e rispedito in gabbia. Senonché il 27 luglio l'orso ha divelto la recinzione elettrica, costringendo alle dimissioni il capo del corpo forestale trentino Romano Masé. L'Italia vuole che Papillon viva come un animale, non come un vegetale.

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