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"Materia statale", così il Tar straccia l'ordinanza del Lazio sui vaccini obbligatori

Zingaretti voleva imporre il vaccino antinfluenzale agli over 85 e a tutti gli operatori sanitari

Andrea Ossino
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Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha bocciato la Regione, o almeno l’ordinanza con la quale lo scorso 17 aprile il Presidente Nicola Zingaretti intendeva imporre il vaccino antinfluenzale a tutte le persone che hanno compiuto 65 anni (“pena il divieto di frequentare luoghi di facile assembramento come centri sociali e case di riposo”, si legge nella sentenza) e a tutto il personale sanitario e sociosanitario che lavora nel Lazio. Nell’atto firmato da Zingaretti si legge anche: “Una forte raccomandazione a vaccinarsi viene poi espressa per i bambini tra i sei mesi e i sei anni”. 

 

Il senso della legge è quello di “agevolare la diagnosi differenziale in modo da distinguere i sintomi dell’influenza sanitaria da quelli da Covid-19, con conseguente alleggerimento del carico e della pressione sulle strutture regionali sanitarie”.

In altre parole per non ingolfare gli ospedali si è pensato di evitare più casi possibili di influenza stagionale in alcune categorie maggiormente esposte. 

Un’idea contro la quale si sono scagliati numerosi cittadini e anche l’Associazione Italiana dei diritti del Malato e del Cittadino e il Nursind Roma, il sindacato delle Professioni Infermieristiche.

E alla fine il TAR ha accolto il ricorso. 

 

“Non è disconosciuta dalla Corte costituzionale la possibilità che le Regioni possano legiferare in settori riservati al legislatore statale” si legge negli atti in cui si sottolinea che “la 'soglia' stabilita dal legislatore statale tra obbligo e raccomandazione del vaccino antinfluenzale costituisce il frutto di una operazione di bilanciamento complessa ed articolata tra libertà del singolo e tutela della salute individuale e collettiva” 

Insomma: “al di là della ragionevolezza della misura, la sua introduzione non rientra nella sfera di attribuzioni regionale ma, semmai, soltanto in quella statale”. 

Quindi “il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio definitivamente pronunciandosi sul ricorso (...) lo accoglie e per effetto annulla l’ordinanza”. La Regione è bocciata.

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