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Andrea Crisanti massacra l'app Immuni: una montagna di soldi per il 9% dei casi

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L'app Immuni per come è concepita sarà solo un modo per buttare via una montagna di soldi. A sostenerlo è il virologo Andrea Crisanti, impegnato in questi giorni in una aspra polemica con il governatore Luca Zaia sul metodo Veneto contro il coronavirus. Ma perché l'app di tracciamento dei contagi scelta dal governo sarebbe costosa e controproducente? Il professore lo ha spiegato a Tommaso Labate e Max Cervelli nella puntata di oggi, giovedì 28 maggio, di "Non è un paese per giovani" su Rai Radio2. "Sono perplesso sull’app Immuni: se la scaricano il 60% della popolazione (l'obiettivo minimo dichiarato perché sia efficace, ndr), avrà capacità di mostrare solo il 9% dei casi. Insomma una montagna di soldi buttati", dice Crisanti  esponendo i timori che il tanto sbandierato contact tracing italiano sia in realtà destinato al flop. 

Il coronavirus non è sconfitto. "Non siamo usciti dall’epidemia. Anche se i numeri sono incoraggianti. È nostro dovere aggredire il virus testando e isolando le persone", spiega il virologo. Ma come? "Il tampone non va fatto a tutta la popolazione italiana, sarebbe un errore operativo. I tamponi vanno fatti intorno ai casi positivi. Va usato come strumento di controllo. I virus mutano. Il virus va considerato un insieme di ceppi, insomma stesso virus molte varianti. Nelle fasi iniziali dell’infezione sono avvantaggiate le varianti che hanno maggiore capacità virale. In questa situazione è diminuita la carica virale, c’è meno quantità di virus in circolazione, ci si infetta con quantità ridotte di virus grazie alle protezioni e dunque anche la malattia è più leggera". 

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