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Assistenti civici, la rabbia dei poliziotti: un guaio

Francesca Musacchio
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«Sono molto perplesso, a cominciare dal nome che si è scelto per queste figure - "controllori" - fino ai loro compiti. L’idea di far controllare i cittadini a persone che non hanno alcuna formazione in tal senso è indice di una superficialità e di una approssimazione fin troppo gravi. In questi mesi uomini e donne delle Forze di Polizia hanno lavorato senza mai fermarsi per far rispettare le prescrizioni a tutela della salute pubblica. È stato uno sforzo eccezionale reso possibile dalla grande professionalità dei poliziotti maturata grazie ai rigidi percorsi formativi e a agli anni di esperienza sul campo. Oggi, sentire che si vuole affidare a dei volontari l’incarico di vigilare sui cittadini nell’ordinario esercizio delle attività quotidiane ci lascia sinceramente basiti». Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp, parlando con Il Tempo boccia la proposta del governo di arruolare i “controllori civici” per monitorare locali, piazze, spiagge e ogni possibile assembramento contro il coronavirus. Una proposta che ha scatenato la polemica e ha fatto insorgere le opposizioni ma anche le forze di polizia.

Quali potrebbero essere i rischi legati alla sicurezza se si arrivasse ad affidare i controlli a queste persone?
«Tanti. Vorremmo capire quali requisiti dovranno avere questi “volontari civici”. E chi si occuperà di accertare che i candidati non abbiano precedenti giudiziari? C'è anche il rischio che alcuni appartenenti alle organizzazioni criminali possano infiltrarsi tra i volontari per ottenere un maggiore controllo del territorio. E da chi riceveranno disposizioni e a chi dovranno rispondere? È tutto molto vago e fumoso».

Non li considera un “aiuto” alle Forze di Polizia?
«Assolutamente no. Anzi, il nostro lavoro con ogni probabilità aumenterà. Non sappiamo quale potrebbe essere la risposta a queste nuove figure da parte dei cittadini e non conosciamo il modo in cui i “controllori” reagiranno nei casi di forte stress. E non mi stupirei se dovessimo essere chiamati a intervenire in difesa di volontari aggrediti da persone violente».

Qual è l'importanza dell'addestramento delle forze di polizia?
«La formazione per un appartenente alle Forze di Polizia è indispensabile: il corso di base per agenti dura 12 mesi ed è necessario un costante aggiornamento sulle normative così come sulle modalità tecnico-operative da applicare per fronteggiare le più disparate situazioni che vanno dall’ordine pubblico alle investigazioni al controllo del territorio. Proprio la capacità di individuare la pericolosità di taluni soggetti è fondamentale: non si può improvvisare né imparare in pochi giorni. Nell’addestramento di un agente di Polizia rientra anche la capacità di affrontare situazioni in cui viene turbato l’ordine pubblico, un aspetto fondamentale a maggior ragione in una fase, come quella che stiamo vivendo, in cui gli assembramenti vanno assolutamente evitati. Ma ci sono tante altre competenze che richiedono una seria preparazione, penso ad esempio al nostro addestramento per le attività iniziali di primo soccorso o alla capacità di sostenere psicologicamente situazioni di forte tensione in cui è necessario prendere delle decisioni in pochissimo tempo.
Da tutto questo nascono molte domande».

Se dovesse andare in porto il progetto, quale sarà l'atteggiamento del sindacato?
]«Ci opporremo come abbiamo fatto quando qualcuno credeva di poter controllare il territorio con le ronde di cittadini: un'idea malsana, allora come oggi. Affidare a dei “volontari” compiti che sono propri dello Stato e che vengono svolti dalle Forze di Polizia significa esporre tutti a seri rischi. È quanto di peggio si possa fare, soprattutto in un momento come questo».

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