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Euro 2032 a Italia e Turchia: l'assegnazione ora è ufficiale

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Italia e Turchia saranno i paesi organizzatori dell’Europeo 2032. Il comitato esecutivo dell’Uefa riunito a Nyon ha ufficializzato la decisione: per il nostro Paese è la terza volta mentre per quello eurasiatico la prima. La delegazione italiana a Nyon è stata guidata dal Presidente federale e Vice Presidente Uefa Gabriele Gravina, con lui il Segretario Generale Marco Brunelli, il Project Manager Euro 2032 Antonio Talarico. Per la Turchia, con il Presidente della Turkish Football Federation (TFF) Mehmet Büyükekşi, il Segretario Generale Kadir Kardaş e il Vice Presidente Mustafa Eröğüt. Per la presentazione del dossier all’Esecutivo, la scelta della Figc è andata su due Ambassador particolari: il Capo delegazione della Nazionale e primatista di presenze in Azzurro Gianluigi Buffon e la giornalista e conduttrice TV Ilaria D’Amico. L’Ambassador turco è stato invece Volkan Demirel, ex portiere della Nazionale turca (66 presenze tra il 2004 e il 2014).

 

 

Le partite verranno ripartite equamente fra i due Paesi ospitanti. Tra le ipotesi la possibilità che la finale venga ospitata a Roma, mentre la partita inaugurale potrebbe essere giocata allo stadio Ataturk di Istanbul. In generale le sfide si giocheranno in 10 stadi, 5 in Italia e 5 in Turchia. La scelta definitiva degli impianti dovrà essere comunicata alla Uefa entro la fine del 2026. Per quanto riguarda l’Italia scontate le presenze di Roma (stadio Olimpico), Milano (stadio Meazza?), Torino (Allianz Stadium) e Napoli (stadio Maradona), resta un solo slot libero che si contenderanno una tra Bologna, Firenze, Genova, Cagliari, Bari e Verona (le altre città indicate nel dossier originario della Figc, quello per la candidatura singola per intenderci). In Turchia, invece, quasi certamente si giocherà a Istanbul (Stadio Olimpico Atatürk e l’Ali Sami Yen del Galatasaray), poi si giocherà ad Ankara che è la capitale, mentre gli altri posti se li dovrebbero contendere Smirne, Bursa e Konya dove sono già pronti stadi nuovi e all’avanguardia. Quello che manca all’Italia, che ora deve correre veloce per non lasciarsi trovare impreparata e con strutture vecchie di oltre 30 anni.

 

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