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Superbonus 110%, il M5S all'attacco di Mario Draghi. Guerra a oltranza: "La pazienza è finita". Pronta la crisi di governo

Christian Campigli
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Nemmeno il tempo di metabolizzare la scissione dal figliol prodigo Luigi Di Maio che i Cinque Stelle tornano all'attacco della diligenza dell'esecutivo guidato da Mario Draghi. Stavolta il tema della contesa non sono le armi da inviare in Ucraina. Ma lo stallo sui bonus dell'edilizia. Sull'ormai famigerato 110%. “Se il governo non sblocca e riattiva subito una vera circolazione dei crediti d'imposta vuol dire che esiste un problema di fronte al quale la nostra pazienza è destinata a finire”. Parole di fuoco, quelle pronunciate dal senatore pentastellato Agostino Santillo.

 

 

“Siamo stanchi di ripetere che l'incidenza del Superbonus sulle frodi è minima, stanchi di sottolineare che le truffe sono relative ad altri bonus e fanno riferimento soprattutto al 2021, quando non erano ancora intervenuti i vari decreti antifrode. Soprattutto siamo stanchi di far notare al governo che non si può sempre e solo puntare l'indice sui costi del Superbonus, che peraltro è un investimento in transizione ecologica confermato nello stesso Pnrr ed elogiato dall'Ue, senza considerare tutti gli effetti benefici prodotti dalla misura e dalla circolazione dei crediti d'imposta sul sistema economico in termini di maggiori entrate fiscali, incremento del numero delle imprese, aumento dei posti di lavoro, conseguente aumento dei consumi, incremento degli acquisti collaterali alle agevolazioni edilizie, aumento del risparmio energetico conseguito e incremento del valore degli immobili”. Questa l'analisi.

 

 

L'esponente grillino alza poi il tono, e fa capire che, in caso contrario, la già traballante nave dell'allievo di Federico Caffè, potrebbe presto affondare. “Alla Camera il Movimento ha presentato diversi emendamenti in grado di recuperare una vera cedibilità dei crediti d'imposta, in un ecosistema molto più controllato e a prova di truffa. Il governo si sbrighi a dare via libera a queste modifiche e si renda conto una volta per tutte che si sta mettendo contro le richieste delle famiglie, delle imprese, del mondo del lavoro e professionale. Ognuno si assuma le sue responsabilità, perché non c'è più tempo da perdere”. Se non è una dichiarazione di guerra, ne ha davvero tutta l'aria.

 

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