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Erika Menghi Quando lo scarpino destro di Bolivar, difensore dell'Internacional, si è stampato sul ginocchio sinistro di Dodò, provocando la rottura del crociato anteriore, l'allora laterale del Bahia stava affondando sulla fascia, proprio c

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Eppuredi tempo ne è passato, l'infortunio risale al 16 novembre del 2011, ma a più di un anno di distanza non è ancora completamente guarito. Colpa di un intervento antiquato, fatto con tecniche che in Italia non si usano quasi più: per ricostruire il crociato, hanno utilizzato un pezzo del suo stesso tendine rotuleo e non una parte del muscolo semitendinoso, come invece è stato fatto dal professor Giuliano Cerulli, che ha operato Burdisso nello stesso periodo. Il tendine rotuleo di Dodò è stato praticamente lesionato, perciò è facilmente infiammabile: è questa una delle complicanze che possono verificarsi dopo un intervento simile. L'operazione non è stata sbagliata, ma la prima parte di riabilitazione, quella fatta appunto in Brasile, sì. La Roma aveva provato a convincere il Corinthians a far arrivare prima il terzino nella capitale, ma a San Paolo non volevano saperne, a meno che la società giallorossa non fosse disposta a metterci dei soldi. Il contratto del giocatore scadeva il 31 luglio 2012, la Roma ha lasciato che arrivasse a parametro zero e, dopo più di sette mesi dall'operazione, non era ancora pronto per allenarsi. Al ritiro di Brunico, Dodò si è presentato con una gamba più piccola dell'altra, cosa piuttosto normale in questi casi. Così però il muscolo cala e il giocatore si scoraggia. Lo staff giallorosso è esente da colpe, visto che la situazione è stata compromessa in partenza, ma Zeman ci ha messo del suo: il boemo non concepisce allenamenti differenziati e vuole che tutti facciano la stessa cosa, che sia una corsetta o una serie infinita di gradoni. Quelli che a Dodò non fanno bene per niente. Proprio martedì, nella ripresa post-Napoli, ha fatto i gradoni con la squadra (Totti escluso, ma lui «ha i chiodi nella gamba») e il giorno successivo ha saltato la doppia seduta perché sovraccaricato. Il problema si ripete, il tendine s'infiamma e la storia ricomincia. La soluzione? Lasciare che faccia il suo percorso personalizzato, senza fretta, anche perché psicologicamente Dodò è fragile: vede la sua carriera strozzata da un infortunio che lo tormenta da più di un anno, si può capire. La Roma sa che potrebbe non averlo a disposizione fino all'anno prossimo e cerca un terzino nuovo sul mercato, sperando che la lunga attesa venga alla fine ripagata.

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