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Lazio! Doppio derby

Edoardo Reja

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La Lazio ride, la Roma piange. È la sintesi del derby numero 138 di campionato, una partita che conta poco giocare bene, ma è fondamentale vincere: soprattutto in un campionato come questo, a dodici partite dal termine, con una classifica che metteva fino a ieri cinque squadre in nove punti e il terzo posto-Champions praticamente alla portata di tutti. Oggi la situazione è radicalmente diversa. La tanto discussa Lazio, con un tecnico già sulla porta, un presidente contestato (anche ieri dalla Nord sono piovuti fischi e cori contro Lotito) e otto assenze, l'ha vinta questa stracittadina mettendo un piede nella Champions del prossimo anno. Per la Roma invece, piove sul bagnato dopo il pesante ko di Bergamo e tutte le polemiche che hanno animato la settimana dell'«esclusione» di De Rossi per motivi disciplinari. Anche stavolta, come nel derby d'andata, i giallorossi hanno fatto harakiri, penalizzati dall'ennesimo episodio: giocano la partita in dieci e chiudono così di fatto la loro stagione. Fuori da tutto, sesti in classifica a dieci punti dalla Lazio terza.   Ora l'ottimismo del nuovo corso inizia ad incrinarsi e densi nuvoloni tornano ad oscurare il cielo di Trigoria. Perché alla fine contano i numeri e il bilancio calcistico di questo primo impatto iberico-statunitense è implacabile: fuori dall'Europa League, eliminazione dalla coppa Italia e due derby persi. La Roma dopo quindici anni finisce ko nella stracittadina di casa, ma soprattutto porta a dodici il numero di partite perse in questa stagione. Se a questo aggiungete un Bergonzi impresentabile, che sbaglia tutto quello che può, la frittata è fatta. Il bilancio di un derby alla fine per nulla «cattivo» (almeno in campo: inqualificabili i «buuu» all'indirizzo di Juan della Nord per i quali la Lazio rischia la squalifica dell'Olimpico) è di otto ammoniti e due espulsi. C'è voluta tutta l'abilità di Bergonzi per rovinare una partita già bruttina di suo: anzi, a tratti inguardabile. L'episodio che cambia la gara arriva dopo dieci minuti di gioco quando Heinze sbaglia a centrocampo e innesca il contropiede biancoceleste: impeccabile. Klose gira attorno a Juan (che si fa prendere in mezzo) e piomba su Stekelenburg: o meglio il portiere olandese piomba in uscita sui piedi dell'attaccante biancoceleste che finisce in terra. Per l'arbitro sarebbe tutto regolare (primo errore), poi su suggerimento del guardalinee indica il dischetto ed estrae il cartellino rosso (secondo errore). Quindi, dopo il vantaggio siglato dagli undici metri da Hernanes, fischia per venti minuti contro la Lazio forse condizionato dal rigore concesso. E anche nell'occasione del pareggio giallorosso, sei minuti più tardi, avrebbe sbagliato se l'assistente non gli avesse comunicato tempestivamente che il colpo di testa di Borini aveva abbondantemente oltrepassato la linea della porta difesa da Marchetti. Poi, non contento, l'abitro di Genova inverte i gialli, fischia punizioni al contrario uscendo dalla sfida decisamente come peggiore in campo. Ma il primo episodio è quello che conta, perché lì Luis Enrique è costretto a togliere Lamela (che probabilmente avrebbe preferito festeggiare in maniera diversa i suoi vent'anni), per far spazio a Lobont e rinunciare quindi a molta della fantasia offensiva della sua squadra: e la cosa è letale nonostante un Borini in formato stellare. Nel complesso quindi una stracittadina brutta, giocata solo a tratti con la Roma che seppur in dieci è stata paradossalmente la squadra che ha prodotto più gioco. In questo senso poco da rimproverare agli uomini di Luis Enrique che almeno ci provano pur crollando inevitabilmente nella ripresa quando la Lazio ha guadagnato campo. E, incredibile ma vero, dopo aver giocato praticamente alla pari per oltre cinquanta minuti con un uomo in meno, la Roma è riuscita nell'ardua impresa di prendere gol su calcio piazzato dimenticandosi di Mauri (al suo primo derby da capitano). Perfetta la punizione di un Ledesma comunque sotto tono, così come il tempo d'inserimento del capitano biancoceleste che inchioda la Roma sul 2-1. È il 62' e la Lazio qui ha un quarto d'ora nel quale può chiudere i giochi prima con Hernanes (gran recupero di Juan), poi con Gonzalez, quindi con Klose di testa. Così non sarà. Ma cambia poco, gli inserimenti giallorossi (dentro Marquinho e Bojan), non modificano la dinamica della gara che finisce così. La Lazio torna a sognare in grande, la Roma si ritrova piccola piccola a fare i conti con la realtà e al rientro a Trigoria trova anche una mini-contestazione. A fine gara De Rossi e Luis Enrique sono chiari. Il centrocampista chiede campioni per il futuro e il tecnico è pronto a prendersi le sue responsabilità a fine stagione. I bilanci si faranno a maggio, ma è evidente che il parziale è un disastro: però mollare adesso sarebbe ancora peggio.

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