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Roma: "Ora vinciamo"

Luis Enrique

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Mettere alle spalle l'ultima settimana e tornare a giocare da Roma. È il diktat di Luis Enrique alla vigilia della delicatissima trasferta di Cagliari. Perché dopo l'eliminazione in coppa Italia a Torino e il pareggio «doloroso» contro il Bologna all'Olimpico a questa Roma serve come il pane vincere una partita: tantopiù a ridosso del big-match di sabato con l'Inter. Luis Enrique non chiede sconti, continua per la sua strada ma manda chiari messaggi alla squadra che stamattina partirà alla volta di Cagliari con rientro in nottata. «Il mio obiettivo è vincere a Cagliari, non penso ad altro. Poi a fine stagione si tireranno le somme e si vedrà cosa è andato bene e cosa è andato male - dice a chi gli ricorda che questo doveva essere un anno di transizione - e non ha mai chiesto pazienza. Io mi aspetto di vincere ogni partita».   Intanto il tecnico asturiano avrà a che fare con uno dei tabù giallorossi: il Sant'Elia, in campo storicamente ostico che i giallorossi non espugnano da una vita (era l'epoca di Mazzone: 29 ottobre 1995, 2-0 con doppietta di Fonseca). Lo sa e non si nasconde anche davanti questa ennesima insidia: non è scaramantico, ma sa quanto contano i numeri in questo sport. «Mi aspetto una partita difficile, rischiosa perché il Cagliari gioca sempre col 4-3-1-2. È una squadra forte, con un centrocampo di grande livello, e forse la chiave della partita può essere proprio in quella zona». E proprio lì la Roma ha perso il bandolo della matassa nelle due ultime uscite. Tantopiù se, come accadrà anche a Cagliari, dovrà fare a meno di De Rossi. «So bene - continua il tecnico - che il nostro sistema di gioco è rischioso, ma non penso di cambiare, l'idea resta la stessa» spiega tornando sulle parole del post-Bologna di alcuni dei suoi uomini sulla «prevedibilità» della Roma. «Noi puntiamo al possesso palla nel campo avversario, per questo mi hanno preso, non vogliamo stare in difesa e giocare coi lanci lunghi. Non cambio tutto quello a cui sto lavorando dal primo giorno per una partita in cui l'avversario è stato più bravo di noi». E la teoria non fa una piega, visto che comunque fin qui la Roma ha espresso un bel gioco e sembra una delle poche realtà in grado di proporre qualcosa di nuovo. Poi, ovviamente, entrano in ballo tanti fattori tra i quali la condizione e i rendimento di alcuni singoli: uno su tutti il deludente Bojan. Ma qui Luis Enrique fa muro: «Nella stagione ci sono sempre alti e bassi. Cerchiamo sempre di tirare fuori il meglio da ogni giocatore e questo non è il momento di individualizzare. Ho piena fiducia in tutti i miei calciatori». Fiducia che ha negato a qualcuno appena «mollato» (Pizarro) e che avrà in futuro su chi sta per arrivare: vedi Marquinho. «Pizarro si è comportato sempre bene - spiega - ma il mio lavoro è scegliere. È brutto fare la formazione e lasciare fuori chi potrebbe fare parte dei titolari. Io devo fare la mie scelte. Marquinho? Se lo abbiamo preso è perché riteniamo possa aggiungere qualità alla squadra ma non bisogna dimenticare che a gennaio non è mai facile per gli stranieri adattarsi. Siamo fiduciosi, in lui abbiamo visto qualità importanti. È un acquisto interessante perché può ricoprire diversi ruoli: può giocare come interno, trequartista, terzino e anche come punta». Ma il presente è Cagliari, una sfida da vincere per tornare a sorridere, spazzar via le tossine della scorsa settimana e infrangere un tabù.

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