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Sarà l'aria di Natale, sarà che in fondo all'anno tutti cercano di mettere qualcosa in più nelle cose in campo e fuori, o forse sarà solo una coincidenza astrale, ma dicembre ora come in passato, è il mese della rivelazione per la Roma.

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Eral'esordio di Perrotta rifinitore dietro all'unica punta Francesco Totti, in quel 4-2-3-1, che spalancò poi la strada a quella fantastica striscia che portò alle undici vittorie consecutive e una grande stagione con il tecnico toscano alla guida. Così, per uno strano scherzo del destino (o forse no...), proprio lo stesso giorno di sei anni dopo, dall'altra parte dello stivale, un altro tecnico innovativo ha avuto la prima risposta che voleva dalla sua nuova creatura: la Roma. Luis Enrique a Napoli domenica scorsa ha visto materializzarsi, seppur in parte e a tratti, il suo sogno. La sua creatura sta prendendo forma e nonostante sia noto quanto la strada sarà ancora lunga e tortuosa, il successo contro il Napoli di Mazzarri, in questo modo e in questo momento, danno una iniezione di fiducia clamorosa a un tecnico già dato per spacciato. Allora come oggi, Spalletti faticò a trovare le dinamiche giuste per un gruppo ancora in formazione che cercava di ripartire dopo un momento di buio molto simile a quello attuale. Anzi, ora, numeri alla mano, Luis Enrique ha già qualcosa in più rispetto al collega toscano attualmente impegnato in Russia con lo Zenith. Un punto tanto per iniziare (20 quelli della prima Roma di Spalletti dopo 15 giornate, 21 quelli della attuale), ma anche i successi che sono 6-5 per la squadra del presente, mentre in parità sono le vittorie in trasferta: tre, una delle quali contro una grande. Ma la più grande assonanza forse riguarda proprio la squadra. Oggi come allora la Roma sembra aver finalmente trovato la strada giusta per arrivare alla quadratura del cerchio: che ancora tale non è ma inizia ad assomigliarci molto. Unità d'intenti, giocatori messi nel punto giusto a svolgere il ruolo giusto e un Totti in formato stellare. Evidente come la presenza del capitano faccia ancora la differenza, sei anni dopo, con un allenatore diametralmente opposto da Spalletti e che forse del gioiello giallorosso aveva solo sentito parlare di rimbalzo e visto qualche spezzone qua e la. Ora che Luis Enrique ha iniziato a capire Totti (di fatto lo ha «scoperto») e dal capitano giallorosso ha ottenuto la stima, tutto girerà in un altro modo sia per lui che per la squadra. Totti era e resta il leader di questo gruppo dentro e fuori dal campo, una presenza forse per certi versi ingombrante che però sembra integrarsi alla perfezione anche con il nuovo che avanza. Il feeling con Osvaldo e Lamela è palese, sarà perché parlano la stessa lingua calcistica. Totti vuole restare al centro del «progetto» e domani a Bologna è pronto per il primo gol stagionale: Roma lo aspetta.

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