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Il sole all'orizzonte

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Un regalo per lo Zio Tom, in tribuna al Tardini: la prima vittoria firmata da Luis Enrique, ma anche un accenno di quella che potrebbe essere la Roma del futuro. Dopo il gol di Osvaldo, quei venti minuti della ripresa nei quali i romanisti siono stati padroni del campo e del gioco. Da cancellare invece l'inguardabile primo tempo e qualche concessione di troppo nella difesa dell'esiguo vantaggio. Ancora Daniele De Rossi gigantesco, ma anche il capitano ha messo in campo energie insospettate, senza esimersi dalle conclusioni, gran destro sul palo e tap-in sbagliato da Osvaldo. Da sottolineare anche la prova senza sbavature di Heinze, in ombra invece Kjaer, che ha rischiato il rosso. Tempi di lavoro ancora lunghi, ma almeno il sole ha fatto capolino all'orizzonte. Riconosco che ci saranno anche ammucchiate più gratificanti, però niente male quella che si registra ai vertici di un campionato sempre più segnato da un equilibrio assolutamente imprevedibile, almeno nelle proporzioni. Due squadre a otto punti, un film in bianco e nero interpretato da Juventus e Udinese, ma a un solo punto un'autentica muta di inseguitori, sei protagoniste allineate, Palermo, Chievo e Cagliari che vanno ad affiancare Genoa, Napoli e Fiorentina, le milanesi cominciano a intravedere le zone alte, anche la Lazio è vicina, con questa graduatoria contratta ai massimi livelli il futuro resta aperto a ogni genere di ipotesi. Certo, ci sarebbe anche una capolista solitaria, con due lunghezze su tutti: purtroppo è un primato virtuale, quello dell'Atalanta di Colantuono, sei punti di handicap azzerati, classifica già confortante. Anche se ieri a Bergamo una terna distratta ha negato al Novara un pari miracoloso. Giornata povera di gol, neanche uno ne hanno regalato le due partite di più elevato spessore complessivo, quelle di Cagliari e di Roma. All'Olimpico, dove la vittoria stenta a materializzarsi, da apprezzare le manifestazioni di affetto per tecnico e squadra, deprecabli invece i fischi piovuti alla fine da alcuni settori più «signorili». Devono stabilire, gli scontenti, se il livello di ambizioni della Lazio sia più vicino a quello delle grandi favorite e non invece, ipotesi più realistica, a quello di un Genoa, di una Fiorentina, dello stesso Palermo contro il quale i romani avrebbero meritato i tre punti. Errori di mira che non sminuiscono una prova innegabilmente positiva. Al Sant'Elia ha limitato i danni un'Udinese non molto ispirata, ma le emozioni le ha offerte il trionfo decretato a Daniele Conti, record di presenze nella storia del club sardo, raggiunto Brugnera e sorpasso ormai scontato. Commosso in tribuna papà Bruno, il figlio non gli dà dispiaceri se non quando gioca, e puntualmente segna, contro la Roma. Mezza scivolata dalla Juve sul fango di Catania, l'ingresso di Pepe ha dato la svolta, centrato l'aggancio grazie alla papera di Andujar, fallito il sorpasso. Peggio è andata al Genoa, che pure a Verona aveva messo la testa avanti. Fatale il rosso a Dainelli, in campo è rimasto soltanto il Chievo, Pellissier ha riscattato l'errore dal dischetto, il solito Moscardelli ha ribadito come al Bentegodi nessuno possa aspettarsi vita comoda.

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