
Menez svegliati

Da superfluo a fondamentale. E viceversa. La storia romanista di Jeremy Menez non conosce mezze misure. Se per Spalletti era un lusso a cui rinunciare senza troppa fatica, Ranieri, a forza di «bastonate», lo ha trasformato in un giocatore imprescindibile. Più di Totti, Borriello e Vucinic. L'avvento di Montella ha capovolto un'altra volta il mondo del francese: una sola partita da titolare su cinque, il derby, concluso con una sostituzione, l'uscita polemica dal campo e le successive scuse come accaduto già dopo il battibecco con Borriello a Lecce. La smorfia di Menez è stata l'eccezione in una domenica perfetta per la Roma. Più in generale, Jeremy è il simbolo della trasformazione montelliana: con Ranieri non c'era uno spartito e il suo estro rappresentava una preziosa voce fuori dal coro, adesso è tornato un sistema di gioco organizzato e di lui si può anche fare a meno. Non sempre. La partita di domenica a Firenze arriva al momento giusto: Vucinic è squalificato e Menez è il favorito per sostituirlo. Lo dice la logica di una rosa senza altri esterni offensivi di ruolo, non le prove fatte ieri da Montella nel primo dei due allenamenti. I tre trequartisti provati in partitella sono stati Taddei, Brighi e Perrotta, con il parigino schierato nell'altra squadra insieme a Totti e Borriello. Un indizio, non una bocciatura. Menez ha a disposizione altri tre giorni per convincere l'Aeroplanino a dargli una prova d'appello, con ottime chance di riuscita. Poi parlerà il campo: un'altra prestazione deludente sarebbe una condanna, come lo sono i «miseri» 12 gol segnati da Jeremy in 106 partite con la maglia giallorosso. Una prova da protagonista al «Franchi» può invece servire come ulteriore avvertimento a Taddei, che fino a domenica scorsa si era ripreso la fascia destra. Il finale di stagione darà a Menez la risposta alla domanda che si sta ponendo da qualche mese: mi conviene restare a Roma? Con il contratto in scadenza a giugno 2012 è il momento di prendere una decisione. Il giocatore è tentato da una nuova esperienza, magari ripassando dalla «sua» Francia come ha fatto Gourcuff. La domanda se la stanno facendo anche i prossimi proprietari americani, chiamati a una scelta per evitare di ripetere un altro caso-Mexes e perdere un capitale senza incassare un euro: rinnovo o cessione immediata. Lo stesso discorso di De Rossi che, ovviamente, viene ben prima di Menez nella lista delle priorità per la nuova Roma.
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