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Ormai l'Inter è in crisi d'identità

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Sentimentonon ricambiato, la crisi interista è sempre più profonda, l'organico è decimato, persi anche Milito e Materazzi. Così il Milan si prende il derby e si riprende il primo posto, risolve subito su rigore, giusto, un grande Ibra, ai rivali che perdono dopo lungo tempo l'imbattibilità casalinga, non basta mezz'ora finale di superiorità numerica, rosso ad Abate, ma prima lo avrebbe meritato Gattuso. Però il risultato premia la squadra migliore, grande prova anche di Seedorf. Benitez dovrà sudare sangue per rimettere insieme i cocci, ora la conferma dello scudetto è lontana. La bella la vittoria sul Napoli, nella quale ogni tifoso vede il contributo del volo di Olympia, tornata dopo l'iniquo stop del derby, è limpida e indiscutibile. Però anche stavolta Mazzarri «muro del pianto» ha trovato da lamentarsi: e passi per i troppi impegni, l'Europa League se l'era andata a cercare, ma errori arbitrali non si sono visti. E neanche episodi sfortunati, magari il terrificante «fattore C» di Cagliari lo ritiene, il tecnico toscano, un diritto acquisito. Con grande umiltà, Reja ha subito corretto il suo primo errore stagionale, cioè l'umorale gestione della sconfitta con la Roma, che ha propiziato l'evitabile disavventura di Cesena. Mossa decisiva, Maurito Zarate prima punta, l'assiduo e tenace Floccari allargato, un problema che la difesa a tre del Napoli non è riuscita a risolvere. Prestazione di lusso per il talento argentino, un gol, un assist e un palo, stavolta non deve fare fronte a possibili accuse di egoismo. Ma tutta la squadra si è schierata bene e si è mossa al meglio, all'altezza dei giorni più felici dell'avvio di stagione. Sulla sponda romanista, a parte il valore intrinseco di un pareggio in casa Juve, da celebrare un piccolo ma significativo evento: per la prima volta in stagione, la squadra è riuscita a non perdere pur essendo andata in svantaggio, non era mai accaduto. Splendida la serata torinese, per intensità di toni, ma anche per qualità di gioco. Per questo ancora più sgradevoli suonano le polemiche accese dalla dirigenza juventina, alla quale ieri Giampaolo Montali ha replicato, a ragione, molto duramente. Ci deve essere una specie di virus, nella sede della Juventus, se anche un collaudato gentiluomo del calcio come Beppe Marotta sente il dovere di adeguarsi alla storica arroganza del club. Del resto, il giovane Agnelli e i suoi scudieri si erano fatti conoscere con la gestione della squalifica a Krasic, contestata con una faccia tosta degna di più meritevole traguardo. Coro indignato, il serbo è un bravo ragazzo. Come se qualcuno pagasse con un assegno a vuoto e fosse meritevole di indulgenza perché aiuta le vecchiette ad attraversare la strada. Per tornare alla Roma, una domandina agli esperti di Trigoria: con il recupero di Pizarro, sarà comunque possibile salvare l'attuale utilizzo tattico di De Rossi, che gli splendori dimenticati ha ritrovato tornando a erigersi da gigante davanti alla difesa? Spunti di buon interesse, nonostante la sostanziale modestia del programma, dal pomeriggio domenicale. A partire dal derby di Palermo, che il Catania ha onorato al meglio, arrendendosi al genio di Pastore, che non avrebbe dovuto giocare e ha fatto tre gol, decidendo in prima persona. Piccolo record per Ballardini, sei punti in cinque giorni per risollevare il Genoa, mentre la Sampdoria continua a non trovare la via del gol. Con tutto il rispetto, l'emarginazione di Cassano richiama immediatamente alla memoria il famoso dispetto alla moglie da parte del marito autoeviratosi.

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