Una statistica che consola i romanisti
Eallora, dopo essersi fatto andare di traverso le fettuccine con le spuntature di maiale per via della Lazio a mezzogiorno, adesso si affida alle scaramanzie, alla cabala, ai riti propiziatori, ai segreti nascosti nei numeri: il derby si avvicina, e non è dei più graditi. C'era stato un tempo aureo in cui i cuginastri annaspavano nelle paludi basse della classifica, e la Roma doveva giocarsi lo scudetto. Mica 2753 anni fa: era la scorsa primavera. Ranieri, da noi subito ribattezzato Imperatore Claudio, si decise alla fine del primo tempo per una delle scelte più difficili ab Urbe condita: alla fine del primo tempo chiese ai gemelli della Lupa Nutrice, Totti e De Rossi, di rimettersi le tute. E sarà stato un caso, ma alla fine a risolvere la partita fu quel gitano indolente di Vucinic, uno che se ne frega anche della propria ombra. Stavolta Francesco mancherà sin dall'inizio: colpa di un arbitro che si è comportato come un onanista del regolamento, e di un provocatore come Olivera, uno di quegli smargiassi che ti fa lo sgambetto in corsa come altri ti rigano la Ferrari appena ritirata dal concessionario. Il risultato è lo stesso, e infatti il Capitano voleva ridurlo a una Simmenthal (gelatina compresa) nel sottopassaggio. Salvo poi - miracoli delle registrazioni tv - riapparire mezz'ora dopo pacificato e dispensatore di buoni sentimenti a «C'è posta per te». Vogliamo bene al nostro immenso campione, anche ora che al motore dei suoi muscoli si è accesa la spia dell'olio. Ma le statistiche sono di un cinismo atroce: e dicono che da quando Totti gioca, lui era presente in tutti quelli persi (su un totale di 32 match), mentre in quelli saltati la Roma ha vinto tre volte e pareggiato due. Eccola, la consolazione perfidamente astrale del romanista, che si aggrappa perfino al forzato sacrificio del suo idolo pur di sperare nella buona sorte. Proprio lui, che ha sempre spinto verso la gloria la squadra, e che dovrà desolatamente guardare la sua partita dall'alto. Alla Lazio, però, mancherà l'aquila: nella sfida incrociata degli amuleti nessuno dormirà tranquillo. Sette notti di insonnia, e poi sapremo chi ci rimetterà le penne. Nun te la prende Totti, è successo pure a Coriolano.