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Questione di testa

Claudio Ranieri incita i suoi (Foto Gmt)

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Non è un'ultima spiaggia, ma rischia di assomigliarci maledettamente. Soprattutto perché dopo la trasferta di questa sera al Rigamonti di Brescia, la Roma, sabato prossimo, ospiterà all'Olimpico l'Inter di Benitez: e sarà come sempre durissima. Ranieri ci pensa eccome consapevole che, paradossalmente, proprio quella contro l'Inter è la partita da non sbagliare, quella che potrebbe ridar lustro a una Roma partita col freno a mano tirato. Ma intanto c'è da andare a Brescia e uscir vivi da uno stadio che si preannuncia molto caldo dopo il successo degli uomini di Iachini nella trasferta di Verona col Chievo. Il Brescia viaggia col vento in poppa, situazione diametralmente opposta a quella di una Roma che ha maledetto bisogno di centrare la prima vittoria della stagione. Ma, della serie piove sul bagnato, Ranieri per farlo dovrà fare a meno dei due gioielli romani: Totti e De Rossi che hanno qualche fastidio e verranno quindi risparmiati in vista della sfida contro l'Inter di sabato. «Sono convinto e carico - ha attaccato il tecnico da Trigoria - sicuro che supereremo questo momento». Stavolta Ranieri è calmo, tranquillo, non lascia intravedere il nervosismo dei giorni scorsi come fosse consapevole della realtà di quanto afferma. Passa quindi all'argomento più discusso degli ultimi giorni nella capitale: la preparazione atletica di questa Roma che dura mezz'ora e poi sparisce dal campo. «Non è questione di stanchezza e quando verremo fuori da questo momento, perché sono convinto che ne verremo fuori, ve ne accorgerete. Quando ci riprenderemo a livello emotivo vedrete che anche le gambe andranno veloci, è una questione di testa. Siamo preoccupati, i ragazzi sono preoccupati perché il lavoro non sta dando i frutti e allora si commettono degli errori. Ma lo ripeto non è una questione fisica, è solo una questione di testa e di attenzioni, non si prendono quattro gol da calci piazzati per stanchezza, ma solo per distrazione». Alle quali va però aggiunta anche una dose di sfortuna che ha falcidiato la rosa giallorossa. «Ultimamente stiamo facendo di necessità virtù. Dopo la sosta per le nazionali - continua Ranieri - pochi dei miei ragazzi sono sono tornati in campo. Abbiamo fato sei-sette mesi ad altissimi livelli, poi siamo andati in vacanza e c'è stato il mondiale. Quindi torni in un campionato e cambia tutto, vuoi far bene e non ci riesci. Ne verremo fuori»». Ma non deve essere un alibi, perché Ranieri avverte i suoi. «Domani sarà dura. Ci sarà da lottare, correre e soffrire». Poi, prima di chiudere, anche stavolta non può trattenersi dal togliersi qualche sassolino dalle scarpe: perché dentro e fuori la Roma, dietro la facciata e nonostante tutti raccontino il contrario, c'è sempre qualcosa che non va. Amici, amici degli amici e nemici dell'ultima ora supportati da altri «amici» che vogliono portar acqua al proprio mulino. Lo spunto a Ranieri lo dà una domanda sulla scelta di restare a Roma. «E perché avrei dovuto andare via? Io sono sono molto determinato, voglioso di far bene e sono che ne usciremo. So che ci sono diverse persone a cui piace navigare nell'ombra, ovviamente fuori dalla società, ma io vado avanti. Sarebbe stato facile dire grazie arrivederci nelle difficoltà, io invece sono sereno e più le cose sono difficili più sono motivato. L'ho fatto in giro per il mondo, figuriamoci a casa mia. Qui c'è sempre qualcuno che si inserisce, ma io ho esperienza anche per affrontare questo. La società? Mi sono tutti vicini, mi aiutano».

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