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Sensi ai supplementari

Rosella Sensi

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«Non è un rinvio, ma una sospensione». Cesare Ruperto prova a dare un senso a una giornata interminabile. Quella che doveva portare al passaggio di tutti gli asset dei Sensi, compresa la Roma, sotto il controllo di Unicredit, in cambio dell'annullamento del maxi debito (oltre 400 milioni di euro) della holding. Il presidente del collegio arbitrale aveva fissato a ieri il termine ultimo per arrivare alla conciliazione, ma dopo due incontri - due ore e trequarti la mattina e altre due ore il pomeriggio - i lavori si sono interrotti: le parti torneranno a vedersi giovedì alle ore 18 nello stesso studio legale. Perché la firma non è arrivata ieri? La Sensi, una volta accettato il ruolo di «traghettatrice» (senza poteri) della Roma verso un nuovo proprietario offertole dalla banca, avrebbe chiesto di correggere le condizioni dell'accordo a suo favore. Continua ad essere una questione di soldi: balla il numero di immobili che dovrebbero restare nel patrimonio di Italpetroli una volta sottoscritta l'intesa. C'è poi una difformità nella valutazione (anche a livello fiscale) dei beni che resterebbero ai Sensi. Dettagli nell'ambito di un accordo così vasto, ma comunque l'intoppo c'è. Nonostante questo è già partita la caccia al successore per la Roma, la cui vendita sarà gestita da Rotschild con un mandato affidato da Unicredit. Secondo l'Agi, una cordata di imprenditori guidata dalla famiglia Angelucci sarebbe interessata all'acquisto del club e avrebbe già presentato una manifestazione di interesse. Si attendono conferme dopo le smentite dei giorni scorsi. E comunque fino alla firma della Sensi in calce al maxi accordo con Unicredit ogni discorso successivo è rinviato. Rosella si sente in posizione di forza, sapendo che la banca per prima vuole scongiurare l'ipotesi del fallimento, e vuole uscire dall'accordo alle condizioni migliori possibili. «Credevamo di finire - ha aggiunto Ruperto al termine del secondo incontro - ma non ce l'abbiamo fatta. Il ruolo della Sensi nella Roma non c'entra, non ci sono dissensi. C'è grande collaborazione tra le parti, stiamo proseguendo nella "puntuazione": questo è il termine tecnico. Il lodo arbitrale è scongiurato? Fino a quando non firmo, no. Comunque non ci saranno ulteriori rinvii: credo che giovedì si chiude. Perché non prima? Era il primo giorno disponibile da una parte e dall'altra». All'incontro di ieri la banca era rappresentata dall'ad di Unicredit Corporate Banking, Piergiorgio Peluso, che non ha rilasciato dichiarazioni. La Sensi, sorridente, si è limitata a definirsi «stanca». Nel corso della giornata, quando la fumata bianca sembrava imminente, il titolo di As Roma è «schizzato» in Borsa, con grandi volumi di scambi e una chiusura a +7,17%. La Consob ha chiesto un comunicato alla società giallorossa che arriverà stamattina, prima dell'apertura delle contrattazioni. E domani c'è l'assemblea di Italpetroli per l'approvazione del bilancio: revisori e sindaci non possono certificarlo senza l'accordo con la banca. A questo punto non si può escludere un rinvio. La lenta «agonia» di Italpetroli tiene in apprensione tutto il mondo giallorosso. A cominciare da chi a Trigoria ci lavora: i dirigenti speravano di avere chiara la situazione da ieri sera e invece continueranno a pendere dalle labbra della Sensi. Bloccate le operazioni di mercato. Behrami e Caceres, per esempio, sono vicini, ma in questa situazione non si può chiudere. La telenovela continua e a rimetterci è sempre la Roma.

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