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L'uomo che ogni donna vorrebbe avere

Josè Mourinho

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Mou, non ci lasciare. Mica sono le schiere interiste a implorare. Sono le donne, le donne italiane. Siamo tutte. Azzardo, scommetto: pure le romaniste, e non soltanto quelle tiepide. Anche se mai e poi mai faranno outing. Mou, Mou: già la crasi di quel cognome che si storpia incautamente nel finale (per esempio, fa rima con maligno) è un sospiro. Meglio, il vagheggiamento di un bacio. E invece Mou se ne va. All'apice della gloria. Incurante dell'osanna delle folle. Gira le spalle e volta pagina. Finale perfetto per un film d'amore. Col protagonista bello e impossibile. Sposatissimo e fedelissimo, si sa (tal Elsa Sousa sul «Sun» millantò con lui lunghe notti fedifraghe «di passione tenera e delicata» e mal gliene incolse, fu querelata). Però, quanto ci fa sognare quando compare in digitale a fine partita. Il broncio incanta. La bocca è sinuosa come quella di Marlon Brando. Gli occhi, febbricitanti tanto ardono, superano quelli di Antonio Banderas. Ma che succede adesso? Che The Speciale One - l'uomo che non deve chiedere mai come diceva lo spot di un profumo for men - torna a toccare la penisola iberica. E addio ai passaggi sulle nostre tv, addio alla interviste al veleno, alle Domeniche sportive che rimandano fino a tarda sera la sua faccia spavalda. Con la barba lunga, la smorfia da divo tormentato, la parlantina tagliente. Traditore? Macché, novello Ulisse che segue il suo destino. Sembra così alle Nausicaa, alle Circi, alle Calipso della terra d'approdo temporaneo. Sono tutte in gramaglie per l'eroe vagabondo in cerca della patria. Si sono scaricate dalla rete, l'hanno stampata per metterla nel portafoglio, accanto a quella dei figli e dei fidanzati, la foto epica della notte di gloria di Madrid: Mou abbracciato alla bandiera portoghese. Non trattenetelo, non c'è niente da fare. Si rassegni lo scorfano riccone, il meneghino Moratti. Con tutte le sciure padane. Però, che scoramento. Invano, il lunedì, cercheremo le gigantografie di Josè sulle gazzette. Invano aspetteremo le sue sferzate da duro. Perché si sa, alle donne piacciono i mascalzoni, perfino il gestaccio delle manette gli hanno perdonato. Così, inconsolabili, sbirceremo la panchina nerazzurra. Non troveremo più il mister rude in cappottino blu, bavero alzato da protagonista di thriller. Se ne va il brizzolato sciupafemmine virtuale. Eterno vincente dal quale si può sopportare ogni affronto. Perché chi trionfa ha sempre ragione. Irresistibile Ulisse-Mou, ricordati delle tue trasversali fans. Forever.

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