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Mistero Raikkonen

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Kimi Raikkonen

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Raikkonen si ferma per un anno. Anzi no. In poche ore il destino in Formula Uno del finlandese ex-Ferrari si è capovolto. Quel che è certo, nella querelle più misteriosa del mercato piloti, è che per adesso non c'è nulla di ufficiale. In mattinata l'agente di Kimi Steve Robertson aveva lasciato intendere l'intenzione di Raikkonen di concedersi un anno sabbatico dopo che la McLaren, prima opzione per il 2010, aveva ufficializzato l'ingaggio di Button: un triennale da 6.6 milioni di euro a stagione. «Kimi ha ancora voglia di correre - aveva detto Robertson - ma la trattativa con Woking è naufragata ed era l'unico team che poteva garantirgli una monoposto vincente». In serata la svolta, con il sito brasiliano «Globoesporte.com» - lo stesso che scoprì per primo il Singapore-gate - che ha rilanciato: «Nessun ritiro, Raikkonen ha appena firmato con la Mercedes». In tutto questo nessuna conferma nè uscita ufficiale da parte del pilota. D'altronde, Raikkonen non va famoso per la voglia di confrontarsi con microfoni e taccuini: «Se avessi potuto scegliere avrei corso nella Formula Uno degli anni '60. Mi sarei divertito molto di più». Questa, una delle sue dichiarazioni più lunghe, tradisce anche il suo modo di essere. Quello di un pilota all'antica: uno che odia gli impegni con gli sponsor, le interviste, non sa arruffianarsi i tifosi, che vorrebbe arrivare sul circuito il giovedì, fare il proprio lavoro e, la domenica sera, togliersi la tuta per tornare alla sua vita e, magari, anche agli amati rally. La McLaren tutto questo non ha voluto concederglielo e sembrava essere la fine della sua avventura in Formula Uno. Almeno fino alla serata, quando tutto si è rimescolato. Resta da capire quanta voglia ha ancora Kimi di rimanere nel circus. La trattativa con la McLaren non era naufragata per soldi: minima la differenza tra quello che gli offrivano gli inglesi (16 milioni di euro) e quello che dovrà dargli la Ferrari se resterà fermo (17). Il problema è che Raikkonen, pilota «puro» con poca abilità nel vendersi, nel mondo attuale delle corse appare fuori dal tempo. Adesso vanno di moda i piloti paganti - Bruno Senna correrà perché porta alla Campos i ricchi sponsor brasiliani - ed Ecclestone sogna un altro coupe de theatre come «una driver donna magari ebrea». In questo contesto impazzito il finlandese è talmente normale da apparire bizarro ed enigmatico.

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