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Alla fine, proprio davanti alla Curva Sud, un ragazzo ridendo dice in romanesco: «A regà, speramo in Cassano».

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Ecco,tra sfottò e delusione, tra contestazioni mai viste, spunta anche un sentimento che sfocia nello spirito della «gufata». Qualcosa che i romanisti, in questi ultimi anni, non avevano certo percorso, se non per qualche gara dell'Inter nell'infinita lotta scudetto di un anno fa. Già, un anno fa: a vedere quello che accade adesso, il bilancio non è impietoso, ma quasi surreale. In pochi mesi s'è smarrito tutto: il senso di appartenenza di molti giocatori, la lucidità tecnica dell'allenatore, la capacità gestionale del presidente donna e mamma. Rosella Sensi, come un'anima divisa in due: felice per la gioia della sua primogenita, delusa e affranta per questa Roma che non va, che non garantisce introiti, che diventa appetibile a cordate che - dicono - non offrano le offerte sperate. Certo, De Rossi garantisce che questo gruppo non è da rifondare. C'è da credergli. Ma quello che colpisce non è la crisi, e nemmeno il suo coreografico sviluppo. Preoccupa, invece, proprio il futuro. La Europa League - la vecchia Coppa Uefa - è a rischio, ma certo non ha i riflettori e i soldi della Champions. E la società, così accerchiata, indebitata, senza introiti importanti per la prossima stagione, come farà a ricominciare? Spalletti ricorda che a fine stagione si faranno i bilanci. Ma per programmare il rinascimento giallorosso occorrerebbe lavorare sodo fin d'ora. Invece, tra lo scollamento, la Sud che gioca a calcetto fuori dai cancelli e sporadiche gufate pro Cassano, sembra che tutto questo non sia all'ordine del giorno.

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