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Olimpico da incorniciare

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E anzi, a dire il vero Roma-Real Madrid non c'è in nessun altro posto del mondo, se non all'Olimpico. E allora qua bisogna venire, traffico o non traffico: all'Olimpico, a riempirsi gli occhi con la sciarpata giallorossa prima del fischio d'inizio, e a chiedersi se i giardinieri non abbiano per caso cosparso il prato di qualche sostanza particolare, perché il bianco-meringa quasi scompare sulle strisce trasversali chiare, mentre il rosso delle divise di casa risalta come il fuoco nella notte. La notte c'è; per il fuoco, siamo nelle mani dei ragazzi di Spalletti. Il primo applauso è per Pizarro che fa il trottolino nella sua trequarti e poi sbroglia elegantemente, il primo boato per Totti che finisce giù, le palpitazioni sono per l'inizio convinto della Roma. Ma a pagina 8 il romanzo vira già in dramma, Raúl nascosto sul dischetto fa il tocchetto, la rima è salva ma la poesia rischia di svanire. Bisogna reagire, il primo è Cassetti, sotto gli occhi di Zdenek Zeman che lo lanciò nel Lecce: c'è pure il boemo in tribuna, proprio il pubblico delle grandi occasioni, ma la terra promessa oggi si chiama SpallettiLandia, tutto il resto è un passato lontano. Van Nistelrooy, con quella faccia da Fonzarelli, non è credibile senza giubbotto di pelle, e infatti lo fermano in fuorigioco, altro che gol del raddoppio. Poi vorrebbe pure il rigore, Fonzie, «Hey!», non esageriamo. La tensione è come il tonno, si taglia con un grissino, ti sembra di stare già alla partita di ritorno e invece è solo il 20' del primo tempo. C'è tanto ancora da guardare, tanto ancora da gioire. C'è Pizarro che raccoglie una corta respinta e piazza il gol del pari, certo con la deviazione di Gago, ma chi siamo noi per smentire quel che diranno i tabellini dell'Uefa? I tifosi del Real, malgrado i robusti rinforzi laziali (c'è un gemellaggio coi biancocelesti), vengono zittiti. Ma chi non ha ancora parlato è Francesco Totti. Non è la sua serata migliore, questo lo si è intuito. «Capita, faccene almeno una, una delle tue». Bisogna aspettare il secondo tempo, ma il colpo arriva: è un assist, uno dei più belli di sempre, per Mancini che se sbagliasse gli toglierebbero la cittadinanza brasiliana. Ma non sbaglia, Amantino, che goduria. Solo, non bisogna sedersi. Perché poi Fonzarelli ci riprova, ma il palo rivela la sua antica fede romanista, e respinge; e poco importa se Schuster si gioca quello che può, anche il Drenthe avvelenato. Perché poi il tabellone dice Liverpool 2 Inter 0. E conferma che sì, la Champions è proprio un'altra cosa.

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