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di FRANCO MELLI Ringraziamo i bielorussi, sessantunesimi nel mondo, perché si lasciano schiantare dai ...

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Tutto ciò dovrebbe rasserenare l'ambiente azzurro e raddolcire soprattutto Marcello Lippi, davvero ispido e intrattabile nell'avvicinamento alla quaterna rassicurante di Minsk. Dove rischiano la beatificazione Totti, Camoranesi e il metronomo Pirlo, oltre ovviamente al mattatore Luca Toni, che impallina tre volte (di testa, di piede, in acrobazia) il portiere Zhenov, nonostante molti critici ne avessero annunciato l'inevitabile flop, causa caratteristiche e movimenti d'area da clone di Gilardino, suo partner. Dove fanno bella figura un po' tutti, perfino lo Zaccardo demoralizzato di Glasgow, o il sempre più autorevole Grosso sull'altro versante; o l'accoppiata Nesta-Cannavaro, colpevole giusto di saltuarie sbavature ed entrare in partita con qualche minuto di ritardo per favorire subito l'illusorio vantaggio dei modestissimi avversari. Certo, basta un tempo di divertimento corale per rappacificare Lippi e i cronisti più esigenti, salvo paventare prossimi tafferugli quando i creativi Totti e Pirlo, ma anche i propulsori esterni Camoranesi e Gattuso troveranno sulla loro strada oppositori tosti e meno approssimativi nell'applicare il pressing. Ieri sera l'icona Francesco Totti ha comandato le operazioni come spesso gli capita nelle sfide facili, grazie a un talento non arruffato e messo sottosopra da guastatori e avversari troppo severi. E ieri sera, fra veroniche spettacolari e avvicendamenti, sono ricominciati gli squilli di fanfara e le celebrazioni dei commentatori televisivi, quasi avessimo scalato l'Everest nel gruppo 5, quello probabilmente più facile. In realtà dopo un'analisi equilibrata si capisce che non sbaglia Lippi ad insistere sul 4-3-1-2, e che sarà giusto puntare sul tandem Toni-Gilardino, supportato dal capitano romanista, in vista dei Mondiali tedeschi. Però non siamo diventati fenomeni, così come non eravamo brocchi dopo le casuali amnesie palesate in Scozia. Il blackout fa sognare i bielorussi, che vivono sessanta secondi da campioni, ma gli ex sovietici sono poca cosa, crollano subito e, Hleb a parte, rappresentano uno sparring partner «suonato» che permette di migliorare la media realizzativa in trasferta, che contava appena due reti negli ultimi precedenti 379 minuti di gioco. Gara finita al quarantacinquesimo minuto, dopo la rete di Camoranesi, con un match che nel secondo tempo praticamente non si è disputato. Serviva una gara in relax, per restituire sorrisi, e gara soft è stata, sia pure contro un avversario molle. Una cosa è comunque certa: nel contesto europeo, gli Azzurri possono stagliarsi una posizione di rispetto. Ma solo perché esiste un livellamento in basso delle altre nazionali. Comunque andiamo avanti. Ormai, con due partite in casa, la strada è in discesa.

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