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L'esultanza di Di Canio diventa un caso politico

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Divisioni a destra, la sinistra critica il saluto romano. E la Figc apre un'inchiesta

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Con quell'aria orgogliosa e fiera di chi rifugge la banalità, con quel ghigno sincero e diretto di chi non sa cosa sia l'ipocrisia. Quest'estate s'era ripreso la Lazio, coronando un sogno lungo una vita. Aveva cerchiato in rosso il 6 gennaio, aspettava il derby da quando Calleri, con lui imberbe e poco più che ventenne, gli aveva strappato la «seconda pelle» per assecondare l'ambizione juventina e dare una sistemata al bilancio. Nell'89 aveva deciso la stracittadina diventando un fotogramma vivente, oggi Paolo Di Canio non è solo l'icona d'un popolo intero ma più semplicemente l'uomo del giorno. Quello che si diverte a riscrivere la storia con un destro al volo sotto la Sud trascinando la Lazio all'impresa, sedici anni anni dopo il dito alzato, quello che scatena le polemiche perché stavolta c'è un'esultanza speciale, vagheggiata nella lunga attesa da emigrante prima in Scozia e poi in Inghilterra, e un saluto carico di significati alla Curva, la sua «Nord», un legame mai negato, un vincolo ideologico più forte della transitorietà. La Figc apre addiriturra un'inchiesta sull'esultanza, mettendo a disposizione dell'Ufficio Indagini materiale fotografico sull'esultanza e il giorno dopo è una rissa dialettica: pro e contro, difesa e esaltazione, condanna e ammirazione. Sconfitta e delusione tra i giallorossi, subbuglio politico, incentrato sul tema-Di Canio, capace di aprire come scatolette le difese avversarie, e con la stessa abilità di spaccare i partiti. La crociata degli «anti» è guidata da Enzo Foschi, presidente della commissione Sport del Comune. «La cosa che non può passare sotto silenzio è il saluto romano alla curva Nord, è una vergogna». La replica, orgogliosa, è invece affidata ad Alessandra Mussolina, che non ha perso l'occasione di inviare un sms carico d'ammirazione al numero nove. «Che bello quel saluto romano, mi ha affascinato tanto». Lui, Di Canio, si diverte a festeggiare con i tifosi il successo. «Dietro i miei gesti di esultanza non c'è alcun significato politico e alla luce delle considerazioni espresse dalla signora Floriani (cognome della Mussolini da sposata, ndr) ribadisco di essere un giocatore professionista e basta», enfatizza il campione con un comunicato, dopo aver preso il megafono per gridare «chi non salta è della Roma», con un cucchiaio galeotto vicino alla bocca, emblema dell'antagonista sconfitto, al secolo Totti. E se il ministro Gasparri commenta con un «Di Canio? Poverino, capisco la sua esultanza, da laziale è abituato a vincere poco», la Mussolini non perde l'occasione per un'altra frecciata al vetriolo. «Gasparri non fa mai ragionamenti. Credo che i calciatori debbano fare il proprio mestiere, comunque sono sicura che Di Canio non si candiderà mai con Storace», perché l'immagine «forte» del simbolo potrebbe nascondere un'ottima proprietà transitiva in vista delle regionali su un campo che sportivo non è. Poi c'è la corrente dei difensori: dal presidente Lotito, che sottolinea «Paolo è giocatore e tifoso, esterna i suo sentimenti sempre nel rispetto delle regole», ai colleghi Riganò e Buffon («Paolo è stato corretto») passando per Paolo Cento, deputato dei Verdi. «Non ho nessuna simpatia per il saluto romano ma non mi sono scandalizzato neanche quando la curva del Livorno inneggiava alla sinistra e Cristiano Lucarelli salutava col pugno chiuso». Ammirazione da parte di Sandro Curzi, ex direttore di Liberazione («mi sembra che Paolo abbia disputato solo una grande partita»), difesa a oltranza da parte degli Irriducibili, il gruppo principe della Nord, lì dove Paolo è nato e cresciuto. «Siamo orgogliosi di lui, uno di noi: i falsi moralisti dove erano quando Totti esponeva magliette offensive e Lucarelli faceva gesti politici?», si chiedono interdetti ma fieri d'una gemma che rimarrà per sempre incastonata nel loro animo. Paolo ha festeggiato fino alle 4 di notte con l'amico Tommy (Rocchi, ndr), dopo avergli fatto vedere e rivedere «Braveheart» in dvd, e ora si diverte a ripercorrere, dalle frequenze

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