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I marchigiani hanno subito costantemente la vivacità dei giallorossi in vantaggio per tutta la gara. Ottima la gestione del finale

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Nella trasferta più difficile Tusek e compagni sono riusciti nell'intento di rialzare la testa, conquistando un successo prestigioso che tiene i capitolini ancora in corsa per un posto nei play off, nonostante le concomitanti vittorie delle dirette concorrenti e la perdurante situazione di emergenza con la quale la Bucchi band si trova a dover convivere dall'inizio della stagione. Dopo aver vissuto l'ennesima settimana tribolata, fra allenamenti a ranghi ridotti e defezioni, Roma ha giocato benissimo sia in attacco che in difesa, stringendo i denti e evitando di subire troppo la scarsa possibilità di rotazioni e la povertà di una panchina oramai ridotta ai minimi termini. La Lottomatica è partita bene. Ha sofferto a metà secondo quarto, quando Pesaro, grazie al solito Ford, ha provato ad alzare la voce. Ma, parimenti, non ha mai mollato per intensità e concentrazione, dando costantemente l'impressione di essere dentro al match e di essere in grado di portare a casa la vittoria della speranza in chiave play off. Insomma, dopo le recenti debacle e le delusioni sin qui patite, la più provvidenziale delle boccate d'ossigeno, in grado di restituire fiducia ad un ambiente giocoforza prostrato dalla negatività e dai controsensi della stagione sino ad oggi vissuta sempre pericolosamente. La cronaca - La partenza di Roma è bruciante. Cinque punti consecutivi di Barton (che alla resa dei conti sarà insieme a Tusek l'uomo decisivo) fanno subito capire a Pesaro che la serata non sarà di quelle da raccontare alle generazioni future. E' così che la Lottomatica passa, piuttosto in scioltezza, dal + 6 del 3' al + 10 (21-31) d'inizio seconda frazione, costruendo mattone dopo mattone il castello dei sogni e sorprendendo per impatto sul match e serenità di approccio. Pesaro, da par suo, prova a scuotersi, sforzandosi non poco nel tentativo di capire se l'errore risieda nell'approccio o se realmente la Roma di giornata sia la più classica delle gatte difficili da pelare. Uno sforzo che, alla resa dei conti, vale poco, perché la realtà del match e, con essa, la chiave di lettura della gara sono chiare e nitide. Molto semplicemente, Roma c'è ed è presente per tutto l'arco della partita, senza pause ed in ogni zona del campo. E' la Roma che Bucchi vuole, la Lottomatica che resiste ad una situazione falli ben presto problematica. E' la Roma capace di chiudere avanti dopo i primi 20' (36-27), grazie ad una presenza costante sul parquet, area colorata compresa, nonostante l'impossibilità di utilizzare Griffith e l'arcinota assenza di alternative valide. Nella seconda parte dell'incontro, la musica non cambia. Anzi Roma, con il passare dei minuti, ordisce la trama di un capolavoro fatto di vantaggi crescenti nel passaggio da un parziale ad un altro (50-67 al 28', 58-79 al 33', 69-90 al 37'). Tutta questa grazia, sia chiaro, nonostante Bucchi debba rinunciare a lungo ad un positivo Mc Leod (17 punti alla fine per il play arrivato nella capitale da un paio di settimane) e Myers sia gravato di quattro falli. A turno Tusek (punti, rimbalzi e solita sostanza da vendere) e Barton (6 triple con il 60% dall'arco, 14 rimblazi e 36 di valutazione globale), entrambi stratosferici, fanno pentole e coperchi e Roma, per una volta in questa stagione, può sorridere, perché il finale di gara non dispensa patemi ma solo serena gestione di un vantaggio ormai incolmabile anche per una squadra da primato come Pesaro. Ora, per i capitolini, la rincorsa ai play off, comunque difficile, comincia di nuovo, nella speranza che la formazione di Buchi riesca a trovare la continuità di risultati sino ad oggi sempre venuta sempre meno. Per ora vittoria vuol dire semplicemente fiducia. Per i play off e per i sogni c'è ancora tempo. E Bucchi lo sa bene.

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