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San Patrignano, Andrea Muccioli riaccende la polemica sulla serie tv: "La verità su mio padre"

Carmen Guadalaxara
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Andrea Muccioli, figlio del fondatore della comunità di San Patrignano Vincenzo Muccioli, è stato ospite questa mattina su RTL 102.5 in “Non Stop News” e parlando della serie tv di Netflix su suo padre e  delle accuse che gli sono state rivolte ha rimarcato tutto il suo sdegno: Ho cercato di dare un contributo concreto a quella serie, una mia visione corretta, una testimonianza onesta che non è servita purtroppo a nulla per evitare che venisse confezionata un’immagine pregiudiziale, deformata, grottesca, secondo me totalmente in malafede da parte degli autori. Dovevano portare la descrizione di un mostro più che di una persona straordinaria che ha salvato 7000 vite senza chiedere nulla a nessuno. Io e mio fratello abbiamo denunciato Netflix, adesso aspettiamo di discutere queste questioni in tribunale. Mi sono sentito in obbligo, a quel punto, di raccontare la storia così come l’ho vissuta e vista fin da quando avevo 11 anni, a quando mio padre è morto nel 1995. È un racconto: non è un memoriale, né un saggio, né una risposta o lezione a nessuno. È il racconto di ciò che è successo in forma di romanzo, raccontato da un adolescente che dagli 11 anni arriva ai 30 vivendo dentro questa straordinaria esperienza”.

 

Mio padre – ah aggiunto - non è una persona come quella descritta, come quella che ha fatto, visto e detto ciò che mio padre ha vissuto nella sua vita non può essere certamente misogino, non può essere certamente omosessuale e non lo è mai stato. È morto a cause mediche, psicologiche e sanitarie che sono state dichiarate dalla comunità quando è morto. Un racconto non può rispondere al nulla, al falso. Il racconto è il vero, e questa storia racconta la verità. La smentita di quelle oscenità raccontate dal documentario è nella storia”.

 

Per Andrea Muccioli c’è stata una volontà di denigrare l’opera di suo padre.  “C’è stata una volontà precisa di convogliare quell’idea deformata, grottesca, mostruosa non solo di mio padre e dell’opera che ha svolto, ma della stessa comunità nel suo insieme. Alcuni degli autori di questo prodotto, erano gli stessi giornalisti che nel 1995 quando mio padre stava morendo, scrivevano che all’inferno aspettavano con ansia il suo arrivo. Sono stati denunciati e condannati dalla giustizia in quel momento e mi auguro che lo saranno ancora in questa occasione.  Ho continuato l’opera di mio padre per circa 20 anni: mi sono trovato in quella posizione, ho dovuto decidere della vita, della morte, dei bisogni, delle necessità, dei drammi dei ragazzi – oltre 14 mila – che ho accolto in questo periodo. Quando mi son trovato nelle stesse posizioni, ho ripensato a cosa diceva mio padre quando lo criticavo. Ho sempre avuto la personalità per confrontarmi con lui in maniera aperta: una cosa, nonostante gli errori commessi, aveva in maniera talmente forte che nessuno potrà mai contestare, ovvero la capacità di perdonare sempre tutti”. ​

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