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Il dramma di Rajae Bezzaz, il racconto choc dell'inviata di Striscia a Verissimo

Giorgia Peretti
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"Avevo 15 anni quando ho perso la verginità. Dopo quell’episodio sono andata in crisi". Rajae Bezzaz è ospite nella puntata di sabato 1° maggio, nel salotto di Silvia Toffanin a Verissimo. La storica inviata di Striscia la Notizia, si racconta in un’intervista molto toccante dove ripercorre i momenti delicati della sua vita. La Bezzaz ha origini mediorientali, mamma libanese e papà berbero marocchino di Khemisset, ai quali è molto legata visto i lunghi periodi di distanza dalla famiglia.

 

 

 

 

L’ospite ha raccontato di essere andata a vivere con i suoi insegnanti di teatro a Bologna durante gli anni del liceo: “Avevo 15 anni quando ho iniziato a stare da sola. Queste persone che mi hanno accolta hanno visto in me una donna e non una bambina e non si sono proprio comportati da galantuomini". Uomini che le avrebbero proposto più volte dei matrimoni combinati, che però lei ha rifiutato più volte: “Quell’uomo non aveva buone intenzioni, voleva strappare notti di ses**". L’inviata di Striscia ha parlato anche della sua famiglia ma soprattutto del rapporto burrascoso con il papà: “Sono stata una bambina felice, con zii e nonni molto presenti. I miei genitori andavano e tornavano dall’Italia parecchie volte per ragioni di lavoro.” Non sono mancate le confessioni sulla figura paterna: "Mio padre a un certo punto ha iniziato ad avere difficoltà, rifugiandosi nell’alcol. Cosa che per noi islamici è anche proibita. Mia madre Jamila ha provato a tenere insieme la famiglia, ma il divorzio è stato inevitabile".

 

 

 

Infine, Rajae ha raccontato il suo rapporto con la religione: “Sono una musulmana molto osservante e credo che le religioni, come le filosofie, siano un abito sartoriale, cucito su di noi. Io il velo lo indosso solo per pregare perché quando si prega bisogna vestirsi con abiti lunghi, ma trovo sia super elegante. Per strada però non lo porto".

L’ospite poi ha confessato alla Toffanin di essere in pieno Ramadan, il mese di digiuno per i musulmani. “Finirà a metà maggio. Si mangia e beve dal tramonto all’alba, perché durante il giorno ci si depura. Allena tanto, sono molto contenta quando arriva. Il Ramadan è un pilastro dell’Islam e si fa per rafforzare la propria fede e allenarsi alla vita, astenendosi dalle azioni brutte che si fanno, compreso rispondere male agli altri. È anche un modo per comprendere le sofferenze delle altre persone che magari non hanno cibo e acqua”, racconta Rajae.

 

 

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