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L'ideologia in tv è più noiosa di chi difende Arcuri

Aldo Magro
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Col movimento 5stelle in mutazione, che si ammoderna sotto l’egida della pochette di Conte, sono sempre più centellinate le ospitate dei parlamentari grillini in tv. Tocca dunque a Gaetano Pedullà, l’arduo mestiere di difendere Domenico Arcuri. Fortemente voluto da Conte stesso. Difendere le inefficienze dell'ex commissario Arcuri, sarebbe impossibile pure per il miglior Perry Mason e lui allora, si appella alla tanta sventolata democrazia ad orologeria: «Sono preoccupato per la deriva autoritaria presa dal Paese. Curcio, Gabrielli, Figliuolo. Hanno militarizzato il Paese».

 

 

Quando Conte governava a colpi di Dpcm, però, non si ricordano tali preoccupazioni da parte dello stesso. Allora supponiamo che vi siate stancati dei talk della politica e cercate dunque altrove un divertissement. Potreste imbattervi allora in un dibattito decisamente carico di significato. Verte sul linguaggio politicamente corretto. Sul ruolo delle donne nella società contemporanea. Va di grande moda ora in tivù. Fai un blocco sugli insulti alle donne e l’ascolto è in cassaforte. Il tenore in studio è di questo tipo: «quote rosa da implementare», «gap salariale da colmare» e stereotipi già sentiti e risentiti mille volte, che forse danneggiano pure il genere, assimilando le donne, a panda in estinzione.

 

 

Poi si arriva pure al paradosso, se chiamate una donna «bella e brava» è ritenuto oltremodo offensivo. Non fatelo, in studio. Ancora da capire quale dei due termini sia ritenuto oltraggioso. Dire: «stai zitta, è sessista» si chiude così il dibattito. Dirlo, ad un uomo o una donna poco conta, è semplicemente da maleducati. Ma francamente nulla c’entra il sessismo. Piu noioso della politica che prova a difendere Arcuri c’è dunque, solo l’ideologia di certi dibattiti televisivi.

 

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