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Palestre e circoli, lo sport diventa un lusso: le ricadute della crisi energetica

Damiana Verucci
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Ripartono palestre e centri sportivi, ma a caro prezzo per gli utenti. Dopo la pandemia, e l'iniziale ritrosia a tornare a frequentare luoghi al chiuso, i romani sono tornati ad allenarsi e le famiglie a iscrivere i loro figli ai vari corsi. Trovando però la spiacevole sorpresa di rincari, ammette Valter Vieri Direttore generale della Confederazione Sport di Confcommercio, «pari a circa il 10% rispetto allo scorso anno. Teniamo però ben presente che quelli subiti dalle strutture sportive sono stati decisamente superiori, ovvero almeno il 40% lamentato da praticamente tutti i nostri associati». Tra rincari delle bollette, costi del personale, misure ancora in vigore per far fronte al Covid, la spesa media della gestione di una palestra è passata dai circa cinquemila euro al mese di un anno fa, ai settemila di oggi. È chiaro che agli utenti appena tornati dopo due annidi assenza dallo sport non si possono applicare costi equivalenti ai rincari, ma se la situazione non dovesse migliorare e quindi gli stessi dovessero ritrovarsi a pagare ancora bollette a più zeri anche nei prossimi mesi, «da gennaio potrebbero scattare nuovi aumenti», ammette ancora Vieri.

 

 

Certo è che chi offre sport e benessere non se la sta passando molto bene e nonostante una ritrovata fiducia grazie a nuovi abbonamenti e soci che ritornano, almeno un 10% degli esercizi sarebbe a rischio chiusura, secondo l'Associazione di categoria, su un totale di seimila società censite solo nella Capitale. «Servono interventi immediati da parte del Governo per fermare i rincari - dice ancora il Direttore della Confederazione Sport - lo diciamo non solo per coloro che vanno in palestra per piacere e per il proprio benessere fisico e psicologico, ma soprattutto per le famiglie con i figli che devono sopportare già gli aumenti del carrello della spesa, dei libri, dei beni di prima necessità. Il rischio - continua - è dover far rinunciare i figli allo sport e questo è un danno soprattutto sociale perché se togli ad un ragazzo la possibilità di allenarsi, socializzare gli sottrai una parte importante per la sua crescita».

 

 

Nel frattempo palestre e centri sportivi cercano di diversificare le tipologie di allenamenti e la frequenza dei corsi per offrire alla clientela formule più flessibili, e anche magari meno dispendiose. Si spende di meno, infatti, se in palestra ci si va la mattina o dal lunedì al venerdì; se si fa soltanto nuoto o si usufruisce esclusivamente della sala pesi. Non tutti i centri però possono permettersi questa diversificazione: quelli più piccoli infatti soffrono maggiormente e sono più a rischio chiusura proprio perché non sono in grado di abbassare troppo il mensile o di fare un carnet di ingressi. Quello che si registra, ad oggi, è la scelta di periodi più brevi per allenarsi tanto da spingere molti centri a «premiare» chi predilige l'abbonamento annuale o chi porta un amico o più amici alla stessa soluzione.

 

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