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Roma, la denuncia sul caso del Sant'Eugenio: “Per cinque giorni senza cure e cibo”

Antonio Sbraga
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Denuncia di essere passato da un Pronto Soccorso «sprovvisto di farmaci salvavita» fino al «coma farmacologico» nel reparto di Terapia intensiva. Questa la Via Crucis lunga un mese, raccontata da un ultra60enne paziente immunodepresso che, nonostante la diagnosi di ictus ed emorragia cerebrale, accusa d'essere stato lasciato 5 giorni nelle astanterie del Ps «senza farmaci salvavita e senza nutrizione» in attesa del ricovero nel reparto. Dove, per giunta, racconta poi d'aver anche «contratto la polmonite da ospedale, aggravando le già precarie condizioni di salute», fino all'ennesimo trasferimento in Terapia intensiva. Ora è stato dimesso ed è in via di recupero, però la sua versione è finita in un'interrogazione urgente presentata in Consiglio regionale sul «caso di malasanità all'ospedale Sant'Eugenio». Nel quale il pensionato, trapiantato di rene nel 2012, «è stato ricoverato al Pronto Soccorso la sera del 9 maggio scorso», scrive il consigliere regionale Massimiliano Maselli (FdI).

 

 

Il giorno dopo i familiari dell'over-60 hanno comunicato ai medici «la necessità che al paziente venissero somministrati dei farmaci salva vita». Ma uno dei camici bianchi avrebbe replicato che «il Pronto Soccorso è sprovvisto di quei farmaci salvavita, invitando i parenti a farglieli pervenire quanto prima. Cosa che veniva puntualmente fatta nella stessa giornata del 10 maggio». Ma, nonostante il paziente avesse avuto «un ictus cerebrale con una piccola emorragia cerebrale - aggiunge Maselli- è rimasto ricoverato dal 9 fino al 14 maggio presso il Pronto Soccorso, dove non sono stati somministrati i farmaci salvavita perché nel Ps hanno anche perduto i medicinali fatti recapitare dai familiari. Ai quali è stato comunicato solo il 14 dai medici del Reparto Stroke Unit, anch'esso sprovvisto dei farmaci salvavita, da far avere con urgenza al reparto».

 

 

Medicinali recapitati nuovamente dai familiari il 14 in corsia, «dove intanto un infermiere di turno aveva ritrovato uno dei farmaci, che con il sondino al naso era stato somministrato al paziente». Dunque, conclude Maselli, «per 4 giorni al Pronto Soccorso non è stato nutrito, visto che il sondino al naso gli è stato messo solo il 14 maggio una volta arrivato al reparto Stroke Unit». Nel quale poi l'ultra60enne è rimasto «20 giorni, dove ha contratto la polmonite da ospedale, confermato con assoluta certezza anche da uno dei medici della Stroke Unit». Maselli chiede «alla Regione di sollecitare l'Asl Roma 2 ad avviare un'indagine interna». Ma l'Asl, interpellata anche da Il Tempo, per ora non fornisce risposte.

 

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