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Roma, guerra al termovalorizzatore: il M5S vuole depotenziare Roberto Gualtieri

Claudio Querques
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Contro il termovalorizzatore è pronta a scatenarsi la battaglia degli emendamenti. E non sarà una opposizione solo simbolica e di bandiera: M5S e LeU cercheranno il sostegno dei simpatizzanti anche fuori dal Palazzo e fuori dai social per ostacolare in Parlamento l'approvazione dell'articolo 13 del decreto-legge n° 50 (Ddl Aiuti). Un passaggio cruciale. «Chiederemo che venga individuato un limite ai poteri del Commissario straordinario», anticipa la strategia Antonio Federico, firmatario e capogruppo 5Stelle alla Camera, in Commissione ambiente. L'articolo 13 stabilisce le norme da seguire per «assicurare la gestione dei rifiuti a Roma» in vista del Giubileo 2025. Conferisce al sindaco Gualtieri il potere di bypassare il piano regionale e progettare nuovi impianti. E uno su tutti: il nuovo termovalorizzatore in grado di smaltire 600 mila tonnellate l'anno di rifiuti. Il Movimento guidato da Giuseppe Conte non ne ha mai fatto mistero. Non vuole l'inceneritore. Posizione che ha creato non pochi imbarazzi all'interno della coalizione M5S-Pd che governa la Pisana.

 

 

L'ex premier ha affidato ad un manipolo di suoi fedelissimi la stesura delle proposte emendative. Il primo firmatario, Francesco Flati, romano, è un contiano della prima ora. Come gli altri firmatari: Vittoria Baldino, Marco Bella, Angela Salafia, Federica Daga, Francesco Silvestri e Stefano Vignaroli, (il presidente della Commissione ecomafie criticato per il video con il kalashnikov). Ogni firma intercetta un mondo di relazioni, un segmento del cosiddetto «fronte del No». Comitati locali, comunità energetiche. I deputati grillini considerano le deroghe concesse al Commissario straordinario e dunque al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri un pericoloso precedente. E chiedono che in tema di rifiuti si seguano «i criteri stabiliti dal Piano regionale della Regione Lazio» e gli obiettivi indicati dalle direttive europee secondo la regola delle «4R»: riuso, riciclo, riutilizzo e recupero. Chiedono, tra l'altro, che ogni 6 mesi il commissario riferisca alle Camere con una dettagliata relazione. Sanno di non avere in Parlamento numeri per modificare il testo del decreto. Ma in questa battaglia, soprattutto ideologica, i grillini almeno un risultato lo ottengono: si ricongiungono con gli ex grillini che per non essere da meno hanno presentato i loro emendamenti. Gli ex dissidenti chiedono di applicare il principio «chi inquina paga», «pena decadenza dell'incarico di Commissario entro il 30 giugno 2023», data entro la quale su tutto il territorio di Roma Capitale la raccolta differenziata dovrà arrivare almeno al 65%. Ma a Rossella Muroni, (LeU), ex presidente di Legambiente non basta: chiede la soppressione tout court dell'articolo 13.

 

 

Uniti per inserire il loro granello di sabbia negli ingranaggi, perché realizzare il termovalorizzatore - sostiene Antonio Federico - «significa dimenticarsi degli altri circuiti virtuosi. Non faremo desistenza, ci batteremo». Molto diverso è l'atteggiamento mostrato alla Regione Lazio da Roberta Lombardi, assessora della giunta Zingaretti. Contraria a chiedere la convocazione di un'assemblea straordinaria sui rifiuti e criticata per questo dall'area più dura. «Del resto - fa notare sommessamente Federico - anche Beppe Grillo un tempo diceva che i termovalorizzatori non erano certo macchine per areosol...». Prosegue intanto da parte dei tecnici dell'Ama la verifica sulla idoneità dell'area di Santa Palomba. Finita l'era Piazza, all'azienda di via Calderon de la Barca è arrivato Daniele Pace, ex Invitalia, una scelta dettata dalle sue competenze finanziarie. A quanto pare la soluzione esterna non è stata gradita però dai dirigenti intermedi. La raccolta dei rifiuti procede con una certa difficoltà, un impianto per lo smaltimento gestito da privati è finito in manutenzione. L'iter per il via libera all'inceneritore è tutto in salita. E il Giubileo, a pensarci bene, non è poi così lontano.

 

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