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Omicron 2 fa schizzare i contagi: a Roma e nel Lazio il dato peggiore d'Italia, cosa succede

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Luca De Lellis
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Mentre sembra avviarsi verso il capolinea la storia del super green pass e dell’obbligo vaccinale per gli over 50, nel Lazio la curva dei contagi mostra una prepotente risalita del virus, certificata anche su scala nazionale. Nonostante ora l’impegno principale dell’esecutivo sia sul fronte guerra, con la fine dello stato di emergenza prevista per il 31 marzo, il Paese si prepara ad un allentamento delle misure anti-Covid.

 

Il panorama che si prefigura non sembra però tenere conto dei dati, della realtà dei fatti in questo momento. Il virus, che dopo il boom da dicembre a febbraio presentava una parabola discendente, è tornato a farsi sentire, tanto che lo scenario parla di una sesta ondata in corso. In tutta Italia i contagi sono aumentati del 36% in una settimana e, in particolare, è il Lazio a presentare il conto più salato di tutta la penisola. Nella giornata del 16 marzo si sono registrati 8.756 nuovi casi di positività e 11 persone sono decedute e, su un totale di 57.180 tamponi effettuati, significa che il tasso di positività ristagna al 15,3%. Per quanto concerne esclusivamente la città di Roma, i positivi sono 4.344. Ciò che può leggermente attenuare la preoccupazione è l’occupazione delle terapie intensive, che nel Lazio per ora rimane all’8% contro un 13% a livello nazionale.

 

Dietro a questa nuova espansione del virus ci sarebbe la subvariante Omicron 2 che, ormai, ha quasi sostituito la “sorella”, attestandosi tra il 20% e il 30% del totale dei casi in Italia, ed è per gli scienziati ancor più contagiosa della precedente Omicron. Oltre ai sintomi più comuni, quelli che contraddistinguono tale infezione sembrano essere intestinali. Sono stati segnalati, infatti, casi di nausea e diarrea accentuati rispetto alle mutazioni precedenti del virus. 

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