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Sequestrata la discarica di Albano. A Roma torna l'incubo rifiuti

Massimiliano Gobbi e Augusto Parboni
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La procura sequestra la discarica di Albano e la Capitale si ritrova sull’orlo di una nuova emergenza rifiuti. Da lunedì, infatti, l’immondizia della Capitale non potrà più essere conferita ai Castelli Romani a causa del sequestro preventivo disposto dal gip Ilaria Tarantino, effettuato dalla Guardia di Finanza ieri pomeriggio, nel VII invaso della discarica di Albano Laziale. Secondo la magistratura viene ipotizzata una «illegittima gestione dell’impianto» per assenza di un presupposto essenziale di efficacia della prescritta autorizzazione regionale, rappresentato dalle garanzie finanziarie previste per la cosiddetta gestione post-mortem, della durata di 30 anni dalla intervenuta cessazione della gestione corrente. «Nello specifico - si legge nel decreto di sequestro preventivo - si evince con assoluta chiarezza che il legale rappresentante della Eco Ambiente srl, attuale gestore del VII invaso, di proprietà della Pontina Ambiente srl, conduce la fase operativa in assenza di alcun tipo di garanzia per la fase post-operativa». 

 

E ancora: «In sostanza, Eco Ambiente, pur percependo dal momento della riapertura - avvenuta il 3 agosto dello scorso anno - una tariffa di ingresso dell’impianto di 13,925 euro per tonnellata, destinata alla gestione post-mortem...ha corrisposto solo le garanzie per la attuale fase operativa ma non anche quella per la fase post-operativa». Da aggiungere, inoltre, che la Pontina Ambiente, quando ha ottenuto le autorizzazioni per la realizzazione e la gestione degli invasi 4,5,6 della medesima discarica, attualmente non più operativi perché colmi, «ha presentato sole le garanzie per la fase operativa», si legge nelle carte. Senza quelle garanzie, in caso di cessazione sopravvenuta dell’impresa che gestisce la discarica, intervenuta a qualsiasi titolo e ben possibile nell’arco di 30 anni, i costi ambientali di manutenzione post-mortem dovrebbero inevitabilmente ricadere su soggetti pubblici a livello territoriale, nonostante l’avvenuto incameramento preventivo delle necessarie risorse economiche ad opera del privato.

 

Si rischia dunque, ora, un nuovo stop, con rifiuti in strada e non pochi disagi per tanti residenti, alle prese con un problema che si ripercuoterà «a cascata» sulla Capitale che dovrà individuarer alla svelta un altro sito. «Con il sequestro viene così bloccato il conferimento di una trentina di tir per un totale di circa 1.200 tonnellate al giorno di rifiuti, provenienti da Roma e tutto l'hinterland romano», dichiara Pierpaolo Lombardi, raggiunto telefonicamente. Una situazione di emergenza che ha fatto scattare fin da subito, una riunione di emergenza in Campidoglio. «Siamo al lavoro per trovare gli sbocchi necessari per questi giorni e per non disperdere il lavoro fatto in questi mesi - ha commentato Sabrina Alfonsi, assessora all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale - Ci auguriamo che la vicenda possa essere chiarita già nei prossimi giorni».

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