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Il triste bollettino dei pronto soccorso: morsi e pugni agli infermieri

Antonio Sbraga
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Da additati eroi sono finiti nella messa all'indice: prima una falange strappata a morsi a un'infermiera del San Giovanni e poi «un operatore sanitario che a Tor Vergata è stato ripetutamente colpito con pugni al torace fino a cadere a terra e fratturarsi un arto, riportando due settimane di prognosi: veri e propri episodi ai confini della realtà», denuncia Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up. Che avverte: «Ora basta, questi incivili sono degni di stare in galera, e le aziende sanitarie che non tutelano la sicurezza dei propri infermieri ne risponderanno in Tribunale: siamo pronti a costituirci parte civile a fianco dei colleghi vessati». Per il sindacato infermieristico, infatti, «il vertiginoso aumento dei ricoveri, nel pieno della quarta ondata, rischia concretamente di generare una nuova paralisi in un sistema sanitario già barcollante» con i paramedici presi dai più violenti per una sorta di paraurti.

 

 

«Gli operatori sanitari e in particolare gli infermieri diventano così vittime dell'incontrollata violenza di pazienti che scagliano su di loro la rabbia. Si parte dalle minacce, come quelle avvenute all'Umberto I, dove nel giorno di Santo Stefano, un 71enne ha brandito un cacciavite contro gli infermieri e si arriva alle aggressioni fisiche», sottolinea De Palma, che da oltre un anno chiede «il ripristino dei presidi delle forze di pubblica sicurezza negli ospedali». Anche perché, conclude il Nursing Up, «sono queste le "giornate tipo" degli ospedali romani in piena emergenza Omicron: decine di pazienti in coda al pronto soccorso del San Camillo ormai saturo, dove non c'è nemmeno posto per accogliere i malati in attesa, costretti a rimanere all'esterno. Oppure 2 soli infermieri a gestire al Policlinico di Tor Vergata circa 50 pazienti in attesa di un posto letto, o ancora al S. Andrea, sempre area pronto soccorso, oltre 80 persone in attesa di cure, di cui oltre la metà bisognosi di un ricovero che non si ha la certezza di poter ottenere».

 

 

Anche il segretario del Nursind Roma, Stefano Barone, denuncia: «Oggi nel Lazio abbiamo dotazioni organiche massacrate nei numeri, questo è dovuto ad un blocco delle assunzioni che si protrae da anni, ma la vera follia è che tutto questo si poteva evitare assumendo in tempo utile personale infermieristico e socio sanitario a sufficienza, per far fronte alla quinta ondata». 

 

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